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Boninsegna: “Herrera non mi voleva e giravo l’Italia con delle cambiali mai riscosse”

Intervistato dal Corriere dello Sport, Boninsegna racconta come iniziò a giocare a calcio da professionista; una storia che riguarda da vicino anche Helenio Herrera: «Avevamo vinto il torneo di Viareggio, eravamo un gruppo di ragazzi molto...

Fabrizio Longo

Intervistato dal Corriere dello Sport, Boninsegna racconta come iniziò a giocare a calcio da professionista; una storia che riguarda da vicino anche Helenio Herrera: «Avevamo vinto il torneo di Viareggio, eravamo un gruppo di ragazzi molto forti, c’erano Mazzola e Petroni. Loro avevano un anno in più e furono chiamati in prima squadra. Herrera volle che io invece andassi in giro per l’Italia. Fui mandato a Prato e poi a Potenza. Dove, peraltro, sfiorammo la serie A. Ero in coppia con un bel giocatore, Bercellino II, che era in prestito dalla Juve. Lui fece diciotto gol e io dieci. Fu un anno bello, anche se non vedemmo una lira. Tornai a Milano con un bel mazzetto di cambiali e con il naso sfasciato da una gomitata durante una partita con il Trani. Il naso da pugile è ancora qui, invece delle cambiali Allodi mi disse che ci avrebbe pensato lui. Non ne ebbi più notizia. Poi mi mandarono a Varese. Giocavo ala sinistra perché il centravanti era Combin. Non eravamo male, ma fu un campionato sfortunato. Con noi giocavano Ossola e Maroso, i figli di due delle vittime dell’incidente di Superga. Ma finito quel torneo, siamo nel 1966, continuò il mio esilio da Milano, stavolta a Cagliari. Sembrava che l’Inter di Herrera, che in quel periodo vinceva tutto, proprio non mi volesse».