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Boninsegna: “Inter e Juve per lo scudetto. Non volevo trasferirmi dai bianconeri ma…”

Marco Astori Redattore 

Le parole dell'ex bomber: "Credo che se la giocheranno fino alla fine. Sono le squadre più in forma e hanno gli organici più attrezzati"

Intervenuto ai microfoni de Il Giorno, Roberto Boninsegna, ex bomber di Inter e Juventus, ha parlato così del momento delle due squadre e della corsa scudetto.

Chi vince lo scudetto fra le ’sue’ Inter e Juventus?

«Credo che se la giocheranno fino alla fine. Sono le squadre più in forma e hanno gli organici più attrezzati».

Cuore nerazzurro, ma palmarès più ricco in bianconero…

«Sono sempre stato tifoso dell’Inter, ma a Torino ho vissuto i tre anni più belli della carriera. Quando conquistammo la Coppa Uefa contro l’Athletic Bilbao, primo trofeo in Europa per la Juve; io, Benetti e l’allenatore Trapattoni prendemmo in giro il presidente Boniperti. ’‘Ha visto che se voleva vincere qualcosa in Europa doveva chiamare noi milanesi’’, lo provocammo…».

E lui cosa replicò?

«Mi disse, scherzando, che l’anno successivo sarei tornato all’Inter. Ma non all’Internazionale, all’Internapoli (club con trascorsi in C negli anni ‘60, ndr)».

Come mai l’Inter la cedette alla Juventus?

«Il presidente Fraizzoli mi disse che il club non puntava più su di me. Mi avrebbero mandato alla Juventus, in cambio di Anastasi. Io non avrei voluto trasferirmi, ma allora i giocatori non potevano impuntarsi».


L'Inter.

«Ricordo i miei sette anni in nerazzurro come molto soddisfacenti. Ho vinto per tre volte la classifica cannonieri».

Due per gli almanacchi…

«Quel successo mi è stato sottratto. Un mio gol nella partita contro il Cesena fu ’‘scambiato’’ per autorete. E così vinse Chinaglia. Anni dopo mi confrontai con Carlo Sassi, il moviolista della Rai, è anche lui riconobbe che quella rete era tutta mia».

Ha qualche rimpianto?

«La mancanza di fiducia da parte dell’Inter è stato un piccolo cruccio. Avrei potuto indossare prima la casacca nerazzurra. Quando mi prestarono al Potenza fui sul punto di smettere di giocare. Ero figlio unico e mia madre non voleva che mi trasferissi così lontano. ’‘A Potenza ci va Herrera’’, mi disse».

Chi è stato il suo miglior compagno di squadra?

«In Nazionale ho giocato con i big della mia generazione: Riva, Rivera, Mazzola, Zoff e Albertosi. Difficile sceglierne uno».


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