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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il figlio dell'ex giocatore e presidente della Juve Giampiero Boniperti ha parlato della rivalità con l'Inter:
Com’era vedere la partita insieme a lui?
«Un supplizio. La viveva malissimo, allo stadio non reggeva più di un tempo, nell’intervallo andavamo negli spogliatoi a salutare i giocatori e poi scappavamo a casa, in attesa di conoscere il risultato. Soffriva soprattutto il derby e le sfide con l’Inter. Per fortuna in quegli anni la Juventus ha vinto spesso a San Siro, però ricordo una sconfitta contro i nerazzurri di Trapattoni che poi conquistarono lo scudetto: quella era una squadra imbattibile».
Che rapporto aveva Boniperti con Prisco?
«Mio padre lo amava perché era tagliente e divertente. Gli piaceva il suo modo di essere fazioso. Si stimavano perché si somigliavano, condividevano gli stessi valori. Due personaggi fantastici con uno stile unico. Li accomunava anche il fatto di essere stati tutti e due Alpini. Con Prisco s’incontravano sempre negli spogliatoi prima della partita: una stretta di mano e poi partivano le battute a raffica. Ascoltarli erano uno spettacolo, ma era un altro calcio».
Il calcio di adesso piacerebbe a Giampiero?
«Non so se si troverebbe a suo agio. Una volta c’erano gli sfottò ma poi tutto finiva lì. Ora vedo odi esagerati e questo è spiacevole. L’Inter era una rivale sul campo, ma mio padre ha sempre avuto ottimi rapporti con tutti i suoi presidenti. Quando decise di ritirarsi Angelo Moratti gli fece un’offerta irrinunciabile per portarlo in nerazzurro ma lui rifiutò: era bianconero dentro. Era legato a Massimo da una grande amicizia e finché c’è stato lui quando non vinceva la Juve non gli dispiaceva se vinceva l’Inter. Mio padre nel calcio cercava la purezza, l’entusiasmo e lo spirito. Per amore di questo mondo antico mi sono appassionato al calcio femminile. Ad agosto abbiamo organizzato un torneo negli Stati Uniti che è stato un successo: lo rifaremo».
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