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Bonucci: “La malattia di mio figlio? Non riuscivo a pensare al mio lavoro, volevo smettere”

Daniele Vitiello

Il difensore della Juventus ha ripercorso le tappe del periodo in cui ha assistito suo figlio per la grave patologia

Lunga intervista rilasciata da Leonardo Bonucci ai colleghi di Repubblica. Il difensore della Juventus ha ripercorso le tappe del difficile periodo che lo ha tenuto impegnato al fianco del suo piccolo Matteo, colpito da una patologia acuta: "Estate, vacanze a Formentera dopo i campionati europei in Francia. Tre settimane prima a Matteo era stata rimossa una piccola ernia inguinale. Una sciocchezza, eppure abbiamo la sensazione che Matteo sia diventato un bimbo diverso. All'inizio pensiamo che la ragione sia da ricercare in un residuo di anestesia da smaltire, ma poi una serie di suoi comportamenti ci preoccupano. Siamo spaventati. Torniamo immediatamente a Torino, decide mia moglie. All'ospedale pediatrico Regina Margherita troviamo una dottoressa meravigliosa che non perde un minuto. Gli esami diagnostici rivelano una patologia acuta. Bisogna intervenire subito, ci dice il medico. Il giorno successivo Matteo entra in sala operatoria alle otto della mattina e ne esce alle quattro del pomeriggio. In quelle settimane sono stato sfiorato dall'idea di abbandonare il calcio, avevo completamente accantonato l'obbligo di pensare al mio lavoro. Proprio non ci riuscivo".

Chi l'ha aiutata più di tutti?

"Martina, con la sua determinazione, un'energia che sfiora la testardaggine. Lei mi ha convinto a sposarla, nonostante il nostro amore non fosse stato un colpo di fulmine, lei mi ha dato stabilità, sempre lei mi ha tirato fuori dal pozzo dopo ogni caduta, come quando mi sono trovato, da innocente, sbattuto nell'inchiesta sul calcio scommesse. Martina mi ha insegnato a essere fiero di me stesso nel bene e nel male. E ho capito che nel dolore tutte le famiglie si assomigliano. I privilegi si azzerano nella sventura, se vuoi riemergere devi lottare".

Siete tornati a mettere le immagini di Matteo sui social. Non rischiate di contribuire a una sua eccessiva esposizione?

"Coltiviamo entrambi lo stesso pensiero, quello di rientrare nella normalità cercando di non andare mai sopra le righe. Abbiamo ripreso a vivere come prima della malattia di Matteo. Tutto qui".