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Bonucci: “La mia gioia più grande con Conte. Scudetto? La Lazio mi preoccupa. Noi con l’Inter…”

Matteo Pifferi

Le parole di Bonucci a La Gazzetta

Nel corso di un'ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, il difensore della Juventus Leonardo Bonucci ha parlato della ripresa del calcio:

«Penso sia stato giusto riprendere, il calcio, specie in Italia, è importante. Certo, ci mancheranno i tifosi. Entrare in uno stadio pieno, sentire le reazioni dei tifosi è tutt’altra cosa dall’atmosfera lunare di una gara a spalti vuoti, con un silenzio assurdo. Ma per gli italiani anche solo vedere in tv la propria squadra del cuore può dare sollievo, può trasferirti la sensazione che presto si ritornerà a vivere una vita normale».

INFORTUNI - «Il rischio c’è. Siamo atleti non abituati a fare una pausa così lunga, a spezzare a metà la stagione, a dover ripartire come fossimo di nuovo in ritiro precampionato. Non è mai successo. Quando ci fermiamo, d’estate, abbiamo un obiettivo, delle date in base a cui programmiamo la nostra preparazione. Siamo stai fermi 70 giorni, non uno. E da ora dovremo giocare tre volte a settimana. I rischi sono evidentemente alti. Ma cosa potevamo fare?».

PLAYOFF E ALGORITMI - «Io spero che si arrivi alla fine normale del campionato. Se non fosse così nascerebbero un sacco di storie, polemiche, ricorsi... Io non sono favorevole ad altre ipotesi. Se ci si ferma, meglio finirla lì e non assegnare nulla. Speriamo di arrivare al 2 agosto e decretare un vincitore. Sperando sia la Juve...».

PREOCCUPATO DALLA LAZIO - «Sì. In questo campionato ci ha tolto un trofeo, è una bella squadra, Inzaghi è un grande allenatore. Ma adesso, dopo questa inattività, è difficile fare previsioni. Magari chi era in forma prima della pausa ora non lo è più, o viceversa. Sarà bello, entusiasmante. Come un campionato che ricomincia, con una griglia di partenza definita. Dovremo cercare in noi le risorse psicologiche e fisiche per questo nuovo inizio».

PARTITE A PORTE CHIUSE - «Noi abbiamo avuto la fortuna di giocare con l’Inter nelle condizioni con le quali si ripartirà. Certo è anomalo. Il tifo è un elemento del calcio. Pesa sulla concentrazione, sulle reazioni emotive dei giocatori. Le risorse mentali delle quali parlavo sono queste. Bisognerà supplire dentro di noi a quello che mancherà, fuori di noi».

LA PARTITA PIU' BELLA VINTA E QUELLA PIU' BRUTTA PERSA - «Quella che mi ha dato più soddisfazione è a Trieste con il Cagliari, quando vincemmo, con Conte, il primo scudetto di questa serie storica. Lo scudetto della rinascita della Juve nel decennio di Agnelli. La sconfitta? La finale del 2015, più di quella del 2017. A Berlino eravamo molto forti e davvero vicini alla vittoria. Nel secondo tempo avevamo la sensazione di potercela fare e forse questo ci ha tolto energia. A Cardiff nel secondo tempo invece eravamo in balia del Real. Ma non è finita qui. Spero di poterle dire, in una futura intervista, che la partita più bella è la finale di Champions vinta».