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Skysport
Un sondaggio dei tifosi interisti ha inserito Ivano Bordon nella Hall of Fame dei migliori di sempre, assieme a Zenga, Toldo, Pagliuca e Julio Cesar. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex portiere nerazzurro commenta così la scelta dei tifosi: "Sì, fa piacere. Vuol dire che ho lasciato buoni ricordi, a Milano e a Genova. Il calcio è stato la mia vita. Ho dato molto, ho avuto molto e mi arrivano ancora riflessi da un passato che non potrò mai dimenticare. Sono partito da Marghera e sono arrivato sulle cime più alte. Con l’Inter, con la Samp, con le Nazionali. Anche quella Militare…".
"Beh, insomma non è stato un grande esordio. Avevo diciannove anni, sono entrato nel secondo tempo al posto di Lido Vieri, il mio maestro, sull’1-0 per loro. Ne ho presi altri due, ma poi abbiamo vinto lo scudetto. Dopo il derby hanno esonerato Heriberto Herrera ed è arrivato Giovanni Invernizzi. Ho giocato solo nove partite, ma ero in campo a Catania nel giorno del sorpasso sul Milan".
"Particolare, diciamo così. Maniaco delle diete, controllava in maniera ossessiva la vita dei giocatori. Ci chiamava a casa alla sera, voleva sapere dove eravamo, cosa facevamo. Io dividevo l’appartamento con Mauro Bellugi. Heriberto telefonava e chiedeva: ‘Tutto bene? Siete in casa? Me passi por favor el Mauro’. Io dicevo: ‘Mister, Mauro è andato giù a buttare la spazzatura’. Non era vero, Bellugi era in giro per gli affari suoi. E Heriberto allora diceva: ‘Bene, se non c’è, multa’. Insomma, non si viveva bene. Poi si era messo contro i senatori della Grande Inter, lasciando fuori rosa Jair e Bedin. L’hanno mandato via e hanno promosso Invernizzi: siamo diventati campioni d’Italia".
"Ho un ricordo buonissimo, mi ha dato fiducia e grazie a lui sono arrivato in Nazionale. Grande educatore, duro, poche parole, ma chiaro e onesto. Non guardava in faccia a nessuno. Lavoro, veloci e via. Anche a tavola: non si perde tempo e si mangia in fretta. Dieci minuti e basta. Il mio record è di otto minuti. Lui era sveltissimo, dopo ogni portata mangiava una mela. Ma ci ha insegnato il senso del gruppo e del calcio. E della vita".
"Sì. Lui veniva dal Parmense, dalla Val di Taro e ci parlava della sua infanzia. Una volta, in pieno inverno, siamo in ritiro ad Appiano e si rompe il riscaldamento. Gli diciamo: ‘Mister, fa un freddo boia, noi andiamo a dormire a casa’. Lui fa una faccia che non ti dico: ‘Cosa? Voi siete dei giocatori con un sacco di vantaggi e benefici. Avete visto il film L’Albero degli zoccoli? Bene, guardatelo e provate a pensare che cosa direbbero quei contadini. Pensate ai loro stenti e ai loro sacrifici per dare da mangiare ai loro poveri figli. Non se ne parla, una coperta in più e buonanotte’".
"E io paro un rigore, facciamo 0-0 e ci qualifichiamo ai quarti. Nel 1971, a Berlino, crocevia della mia storia calcistica. Lì, 35 anni dopo, con la Nazionale ho vinto il mio secondo Mondiale. Ero preparatore dei portieri, del grandissimo Buffon. Quanta gioia…".
(Gazzetta dello Sport)
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