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Borrelli: “Per ogni malato ce ne sono 10 non censiti. Atalanta-Valencia è stato un detonatore”

Il capo della Protezione Civile ha parlato a Repubblica della situazione attuale e della gestione dell'emergenza Coronavirus in Italia

Andrea Della Sala

Intervistato da Repubblica, il capo della Protezione Civile Borrelli ha parlato della situazione Coronavirus e anche della partita di Champions giocata dall'Atalanta a San Siro:

I vostri dati dicono che la crescita dei contagi rallenta, per il secondo giorno. I nuovi positivi, ieri, sono aumentati dell’8,1 per cento su domenica, mai così pochi dal 24 febbraio.

«Le misure di due settimane fa iniziano a sentirsi. Nelle prossime ore dovremmo vedere altri effetti, capiremo se davvero la curva della crescita si sta appiattendo. I numeri restano alti: 63 mila contagiati».

Sette giorni e supereremo i contagi della Cina, il Paese dove il problema coronavirus è nato.

«La proiezione matematica è quella, non me lo sarei mai aspettato».

Questo dato fa capire che, nella fase iniziale del contagio italiano, sono stati commessi alcuni errori.

«Il 31 gennaio questo governo ha dichiarato lo stato di emergenza e bloccato i voli da e per la Cina, mi sembra che abbiamo compreso subito che questa epidemia era una cosa seria ».

Evidentemente non è bastato. È pentito di non aver chiuso tutto subito?

«Come insegnano i protocolli di Protezione civile, l’intervento deve essere sempre proporzionato al rischio».

Il rischio, con i giorni, è diventato molto alto. In Lombardia ci sono stati ritardi e impreparazioni? I clinici hanno perso presto il controllo dei pazienti contagiati.

«Il numero dei casi lombardi è stato subito soverchiante, i medici si sono buttati nella cura e non hanno avuto più tempo di fare indagini. Fin dall’inizio, va detto, ci sono stati comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema nazionale».

Ovvero?

«La comitiva del Lodigiano che il ventitré febbraio è andata a Ischia portando il contagio sull’isola. E i primi positivi a Palermo, con i ventinove bergamaschi in vacanza in Sicilia. Con un virus così rapido, gli atteggiamenti sociali sono stati decisivi».

È stato un errore autorizzare Atalanta-Valencia a San Siro? Quarantaseimila spettatori, il 19 febbraio: l’Italia era già in allerta da tre settimane.

«Potenzialmente è stato un detonatore, ma lo possiamo dire ora, con il senno di poi».

Commissario, 63 mila contagiati contati in Italia. Quanti sono, in verità?

«Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile».

Sono 600 mila, un numero impressionante. Di fronte a questo dato e alle difficoltà di controllo in Lombardia, ha senso offrire ogni sera alle 18 i numeri di positivi, nuovi positivi, deceduti e guariti?

«Mi sono posto anch’io il problema e ricevo molte mail che mi chiedono di fermarci. Possono essere dati imperfetti, ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità, è un impegno che ho preso con il Paese. Se ora ci fermassimo ci accuserebbero di nascondere le cose. E poi eravamo in mano alle singole Regioni, ai numeri degli assessori alla Sanità. Nelle prime settimane è stato il caos. A fatica siamo riusciti a ricondurre i governatori alla ragione, adesso non possiamo fermare questo appuntamento nazionale».

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