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Bove, ecco perché l’ambulanza non è entrata in campo. Ghini: “Durante il tragitto…”

Bove, ecco perché l’ambulanza non è entrata in campo. Ghini: “Durante il tragitto…” - immagine 1
Il presidente della Fratellanza militare di Firenze spiega perché l'ambulanza non è entrata in campo
Gianni Pampinella Redattore 

"Dal momento della caduta in campo di Bove ad averlo messo sull'ambulanza sono passati 4 minuti. Il trasporto dallo stadio all'ospedale di Careggi è durato altri 4 minuti. E' entrato in sala rossa a Careggi dopo 13 minuti dall'episodio: parliamo di un problema che noi definiamo 'tempo-dipendente', da parte nostra c'è stata organizzazione e non improvvisazione. Questo è stato decisivo". A parlare è Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza militare di Firenze a cui fa capo l'ambulanza che ha trasportato il giocatore al policlinico. Ghini ha seguito da remoto i soccorsi al centrocampista della Fiorentina Edoardo Bove: sia nel momento in cui il giocatore si è sentito male, sia per quelli successivi.

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"Tutto ciò che è stato fatto è frutto di un protocollo tra Fratellanza militare, Misericordia di Firenze e Fiorentina - ha spiegato -. L'ambulanza non è entrata in campo perché c'era il rischio che non ne potesse uscire, a causa del terreno di gioco, si sarebbe potuta impantanare. Le squadre che sono dentro il campo hanno la stessa attrezzatura che c'è all'interno dell'ambulanza, hanno tutto negli zaini. Siamo fortemente addestrati, anche da un punto di vista emotivo". Il tragitto di Bove verso Careggi è stato delicato: "Lui non era cosciente - ha aggiunto Ghini -. In quel tragitto hanno defibrillato e fatto manovre rianimatorie: il problema era ampio".


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Si è parlato dell'aiuto tempestivo dei giocatori, su tutti Cataldi della Fiorentina, "ma su questo è necessario puntualizzare. Apprezziamo ovviamente il gesto, ma l'improvvisazione non è risolutiva - ha aggiunto - La manovra che è stata fatta inserendo le dita nella bocca di Bove è fortemente sconsigliata, per due motivi. Intanto il paziente può serrare improvvisamente la bocca, si rischia di avere lesioni gravissime alle dita. La seconda è che in quel momento si possono fare ferite dentro la bocca il cui sanguinamento può risultare difficile su un paziente di quella natura. Ripeto, apprezziamo il gesto ma ci tengo a sottolineare l'importanza di fare i corsi per i soccorsi. Si tratta di seguire alcune ore di corsi ma quelle ore possono salvare vite".