L’interesse dell’Inter verso Rabiot può essere considerata una manovra di disturbo alla vigilia dello sconto diretto?
«Fa parte del gioco, delle strategie, del mestiere. Tutto è possibile».
Del resto, la Juve ha beffato l’Inter con Djaló e Bremer...
«Le ripicche, le scaramucce possono succedere quando due società vanno sullo stesso giocatore. E quando lo si prende è sempre bravo. Sarà il tempo a dirci se lo è davvero e se la strategia del dirigente è stata vincente».
Un parallelismo tra Inzaghi e Allegri?
«La bravura di Inzaghi sta nel cambiare le cose e fare sempre bene: vuol dire che ne capisce. Quella di Allegri sta nell’intuire il valore di un giocatore, è un grande conoscitore di uomini. Anche se Inzaghi sembra meno esperto, sta accumulando competenze e sta ottenendo risultati. A vincere una Supercoppa o ad andare in finale di Champions non si arriva per caso. Il tempo ti matura, l’esperienza non si compra.
Chi può decidere la sfida?
«Normalmente sono gli attaccanti, a volte ci sono le sorprese, ti arriva il difensore di turno e ti fa gol di testa. Nell’Inter, oltre a Lautaro, i gol arrivano da tutte le parti visto che ne hanno fatti 50. Nella Juve sta vivendo un buon momento Vlahovic, ma anche altri sono in grado di segnare. È un match apertissimo, da tripla».
Sarà decisiva ai fini scudetto?
«Chi vince, a livello psicologico si sentirà più forte e avrà un grande vantaggio. Se finisce in parità si continuerà con la stessa trama, cercheranno di superarsi l’uno con l’altro».
Da appassionato d’arte, che quadro sarebbero Lautaro e Vlahovic?
«Sono due giocatori essenziali, che vivono per il gol: dico il Taglio il Fontana. A loro non piace ricamare, come per esempio piaceva al mio amico George Weah che ho salutato la scorsa settimana a Torino. Lui si muoveva come una pantera, era l’eleganza, il gesto estetico, aveva bisogno del passaggio, del tunnel, del dribbling. Lautaro e Vlahovic invece arrivano e boom, la spediscono in porta senza tanti ornamenti».
Il Milan può ancora inserirsi nella corsa scudetto?
«In questo momento è un po’ staccato, da milanista dico che nel calcio tutto è possibile: oggi sono fuori dalla lotta, magari nel giro di tre giornate ci ritornano...».
Ora che torna la Champions l’Inter rischia di rallentare la corsa?
«Il rischio esiste perché la Champions è impegnativa, ti consuma tante energie e le energie non sono infinite. Però la società e la squadra sono abituate».
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