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Intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport, il noto agente Giovanni Branchini ha parlato del Financial Fair Play, commentando il gap formatosi in Serie A a causa di esso.
Giovanni Branchini, il Napoli, le milanesi e le romane come possono ridurre il gap?
«Non è facile, perché si è creato nel tempo e non può essere colmato in due mesi o azzeccando 2-3 mosse. La fretta è il peggior nemico possibile per chi insegue ed è necessario pure che la Juventus rallenti o sbagli qualche mossa».
Milan, Inter e Roma hanno dovuto fare i conti con i vincoli del Fair Play Finanziario. Un problema in più?
«Certo. Il Fair Play ti mette dei paletti rilevanti: ti spinge a ricorrere ai giovani, che hanno costi contenuti, e a cedere giocatori importanti».
Le norme dell’Uefa sono troppe severe per le proprietà che vogliono investire?
«Si parla da tempo di rivedere i principi del Fair Play e probabilmente è giusto farlo. Non dico che certe norme siano severe, ma sono superate dalla realtà. Il Fair Play un effetto positivo l’ha avuto, ma probabilmente oggi le esigenze sono diverse. E anche i TPO, ovvero la possibilità di avere finanziamenti da fondi esterni ai club, devono essere rivisti, corretti, regolamentati e controllati».
La differenza tra la Juve e le altre è anche lo stadio di proprietà.
«Uno stadio di proprietà garantisce più punti in classifica, ma a livello di ricavi il gap non è eccessivo perché i nostri tifosi spendono meno che in Inghilterra».
Quanto durerà ancora la dittatura bianconera?
«Il Napoli non è così lontano dalla Juve. Bisogna che le altre azzecchino qualche campione in giovane età e che i bianconeri... frenino».
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