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L’impostazione di Brozovic e la rifinitura di Eriksen, così sarà vera Inter. Al danese serve…

Prima da titolare con l'Inter per Eriksen, che ancora necessita di tempo per entrare nei meccanismi dell'Inter che ieri ha ritrovato la vittoria

Andrea Della Sala

Non è stato sicuramente il miglior Eriksen alla prima da titolare con l'Inter, ma il danese deve ovviamente ancora entrare nei meccanismi ben oliati della formazione di Conte.

"Per ora Christian Eriksen decide uscendo più che entrando. Ma ci sta. E’ appena arrivato, fiaccato da troppa panchina. Conte ha ritoccato il suo adorato 3-5-2 per agevolarne l’inserimento. Il danese ha faticato, ha cercato di imparare il suo nuovo mondo, quando è uscito allo scadere dell’ora di gioco, l’Inter ha trovato i gol. Serve tempo e lavoro. Quando Eriksen farà tandem con Brozovic, che ieri lo ha sostituito, sarà tutto più facile. Ma Udine non era un provino per singoli. Era una partita chiave, dopo tre pareggi consecutivi e dopo i successi larghi di Juve e Lazio. Alla 14ª l’Inter guidava con un punto sulla Juve e 7 sulla Lazio. Un’epidemia di 5 pari in 7 giornate ha portato avanti Sarri e, virtualmente, anche Inzaghi. Tornare a vincere era fondamentale, per non avvilirsi nella settimana del derby. L’Inter è stata brava a farlo nella sofferenza contro un’Udinese che ha imposto a lungo la sua fisicità. Conte ne è venuto fuori con la miglior fisicità che ha in casa: Romelu Lukaku. Il gigante ha sofferto come gli altri, ma, al momento buono, ha sfregiato il match con una doppietta. E sono 16. L’Inter non ha incantato", spiega La Gazzetta dello Sport.

"Alla prima da titolare Eriksen è già trequartista. Conte, tatticamente, aveva spiegato che serviva lavoro per vederlo in quel ruolo. Ma fa bene a lavorarci in partita, anche perché il danese non è al top della forma. Così può spendere il suo genio a ridosso delle punte e si risparmia i viaggi dalla mediana: 3-4-1-2. Eriksen, per dire, al 7’ arriva già al tiro dal limite, poi prova a legare la squadra e a cercare il messaggio in verticale per Lukaku che non brilla. Tiene pochi palloni e non riesce a guadagnarsi una punizione dal limite. In una partita così bloccata, i calci da fermo del danese sarebbero pepite. Pochi, in realtà, brillano tra i nerazzurri. Ritmo lento e pochi spunti individuali. Anche se limitato dalla “solita” ammonizione precoce, il migliore è Barella che interpreta a suo modo il ruolo di play. La vera squadra di Conte si vedrà quando l’impostazione del croato si salderà alla rifinitura del danese. A Udine ci si arrangia. Ecco perché servirebbe come il pane il lavoro di fascia degli esterni, che invece faticano", aggiunge il quotidiano

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