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Dimarco: “Mi insulteranno ma stimo Theo. Finale col City? Dolore e orgoglio. Dico a Thuram…”

Eva A. Provenzano Caporedattore 

-Il ritorno all'Inter? 

Il Verona aveva il diritto di riscatto e il contro riscatto l'Inter. Ma esperienze dopo esperienze cresci e quando sono tornati ero un altro giocatore ma non ero pronto per giocare determinate partite. Poi quando inizi a fare determinate esperienze, impari a stare nello spogliatoio con determinati giocatori, si alza il tuo livello personale se impari a rubare. Da lì è iniziata la scalata fino ad arrivare dove sono. Un giocatore di questi, devastante in quell'anno, è stato Perisic: un'annata incredibile. Poi ci sono nello spogliatoio gente come Dzeko, che ha giocato in grandi club, c'era Skriniar, Handanovic, Barella che lo conosco da quando abbiamo fatto 12 anni, Bastoni che era stato con me a Parma, Lautaro. 

-Una cosa che non ti aspettavi? 

Ausilio mi ha dato delle parole che non mi aspettavo ed è stato un orgoglio. Mi sono guardato indietro ed è stato bello sentire quello che mi ha detto. Penso che ogni giocatore debba essere padrone del proprio destino. Io ho dovuto cambiare cinque squadre per arrivare all'Inter, un altro fa un anno fuori ed è pronto. Non si può giudicare il percorso, ognuno deve fare cosa sento. Paga il lavoro. Ma quando sono tornato questa volta ho sentito che era diverso, ho dimostrato cosa potevo fare, mi sono sentito parte del gruppo. Il mister, Inzaghi, subito me lo ha fatto capire ed è stata una svolta. Una soddisfazione quando mi hanno detto 'non sapevamo saresti diventato così' ed è stata una soddisfazione. 

-Perché avevi deciso di ritirarti? 

Quando mi sono infortunato col Sion e poi ho perso un figlio, sono stati cinque mesi pesanti, un disastro. Da lì mi era venuta la voglia di smettere ma mi sono guardato dentro. Con mia moglie siamo cresciuti praticamente insieme. I nostri papà avevano fatto il militare insieme. Mia mamma è la madrina della sorella maggiore. Ci siamo frequentati, anche di domenica, fino a che a 16 anni ci siamo fidanzati. Lei è stata importante nei momenti difficili. Quando succedono certe cose pensi di chi è la colpa, ma ha sempre cercato di tirarmi su, di dirmi una parola importante per aiutarmi. Penso che dove sono arrivato è anche molto merito suo. Poi mi ha dato due figli bellissimi. Alla fine anche noi siamo esseri umani e abbiamo momenti belli o brutti. Quando ci siamo accorti che ce la stavamo facendo? Quando ho iniziato a giocare con continuità, quando abbiamo perso la finale. Giulia faceva ginnastica artistica a livello di Nazionale e ha deciso di seguirmi ovunque sono andato. Mi ha supportato qualsiasi cosa io abbia fatto. 

-Come si gestiscono i tempi di una famiglia quando si gioca in un club importante? 

Noi ci alleniamo tutti i giorni la mattina, quando torno a casa cerco di stare con i miei figli, anche per loro non è facile avere il papà sempre in giro. All'Europeo sono stato fuori un mese, il lavoro è lavoro. Si rendono conto quando vengono allo stadio ma diciamo che quando sei lontano non è neanche facile, ti spiace esserlo. Ora il piccolo ha tre anni e la figlia maggiore ne ha sei. Kit nerazzurro? Non hanno tanta scelta. 

-Il ritorno all'Inter?

L'anno che sono tornato abbiamo perso lo scudetto ma abbiamo vinto la Supercoppa Italiana a San Siro, al 120esimo ha segnato Sanchez. Anche quella è un'emozione che vivi una volta sola e te la porti avanti per sempre. La ciliegina sulla torta è stata lo scudetto. Abbiamo fatto i festeggiamenti classici, ho mangiato ma poi sono andato dai tifosi, non avevo più voce. Bisogna uscire ogni tanto dagli schemi, bisogna buttarsi in mezzo alla gente: gli fa piacere queste cose qua. Come faceva piacere a me quando ero piccolo se un giocatore dell'Inter scendeva in mezzo ai tifosi. Mi metto sempre nei loro panni. Anche nell'essere disponibile con le persone. Quando ero piccolo c'erano giocatori che se gli chiedevi una maglia neanche si giravano. Io almeno rispondo se non posso dare la maglia. A Udine dei bambini mi hanno chiesto e gli ho dato la felpa di allenamento. Cerco sempre di rendermi disponibile a firmare tifosi. Mi fa piacere quando i tifosi avversari mi apprezzano. Quando sono in campo do tutto quello che servo ma do tutto anche al di fuori dal campo, sono un generoso anche nella vita. I miei sbagli li ho fatti anche io ma conta farsi un esame di coscienza e quando sbagli cerchi di non sbagliare di nuovo e quando lo capisci dai valori alle cose belle che fai. 

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