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Dimarco: “Mi insulteranno ma stimo Theo. Finale col City? Dolore e orgoglio. Dico a Thuram…”

Eva A. Provenzano Caporedattore 

-Modelli a cui ti sei ispirato in carriera? 

Ci sono giocatori come Theo Hernandez che io stimo tantissimo, anche se adesso mi insulteranno. Ma io lo stimo. Come altri giocatori di altre squadre. Da piccolo c'era Carlos, mi piaceva anche Maxwell. E a chi assomiglio? Ogni giocatore è diverso. Io cerco di rubare e farlo mio e ho guardato tanti video da piccolo e piano piano sono diventato quello che sono. Materazzi? Ci sentiamo spesso e siamo simili se si pensa alla parte passionale e caratteriale con l'Inter. Ci siamo sempre sentiti per le partite, quando mi fa i complimenti, tutte cose così. 

-Sul piano tecnico in cosa sei migliorato? 

Secondo me i tempi di gioco. Quando ti alleni con determinati giocatori la velocità aumenta e devi quindi dare palla prima e guardare tutto due secondi prima. Secondo me quello è stato un punto di svolta. L'autostima poi ti aiuta. A mio figlio cosa insegnerei? Cosa non fare e poi la punizione del primo gol con l'Inter contro la Samp. 

-Il rapporto con i tuoi compagni di squadra? 

Stiamo veramente bene insieme e si vede anche in campo. Quello che ti trasmette lo spogliatoio si vede in campo e lo scudetto è nato proprio là dentro. Chi entra dà il massimo, chi gioca e chi non gioca. Chi non gioca ovviamente non è contento. Poi vai più d'accordo con l'uno o l'altro. Io ho Bastoni che conosco da Parma. Barella avevamo 12-13 anni, Darmian, Di Gennaro che sta sempre con noi come Acerbi. E poi c'è Thuram che quando è arrivato nessuno credeva in lui, ma invece io sì. E glielo dico sempre, lo punzecchio nei momenti più belli ma anche in quelli più brutti. Gli dico che nessuno lo cagava. Con i giovani per quello che ho passato cerco sempre di aiutare. 

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