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Buffon: “Inter favorita, mi piace Lautaro. Vorrei rivivere Real-Juve 1-3, quella sera…”

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Gianluigi Buffon ha rilasciato un'intervista a La Stampa nel corso della quale ha trattato diversi argomenti, compresa la lotta scudetto

Matteo Pifferi

Gianluigi Buffon ha rilasciato un'intervista a La Stampa nel corso della quale ha trattato diversi argomenti:

Buffon, come fa a fermare il tempo?

«Il segreto è sentire dentro l’orgoglio, il desiderio di poter essere speciale. Non ho mai voluto sentirmi ordinario, mi annoia la monotonia e sono nemico dei luoghi comuni: credo che siano gli altri a metterti dei limiti e tu finisci per seguirli. Io vado oltre con entusiasmo, confortato ovviamente dai riscontri del campo».

Ha appena rinnovato il contratto: giocherà almeno fino a 46 anni.

«Il Parma mi ha dimostrato fiducia: alla mia età, di solito, ogni giorno è un esame».

Per sperare nel sesto Mondiale, primato assoluto, le toccherà spegnere 48 candeline.

«Se l’Italia si fosse qualificata, non credo sarei stato convocato. La meritocrazia è dalla mia parte, ma ci sono altri discorsi cui dare precedenza e rispetto: considerate le scelte degli ultimi anni, è giusto così».

È il secondo Mondiale di fila senza Italia.

«Già nel 2010 in Sudafrica, dopo l’eliminazione con la Slovacchia, osservai che la globalizzazione stava cambiando valori e gerarchie e che avremmo dovuto cominciare a festeggiare anche le qualificazioni. Da allora abbiamo avuto illusioni, momenti di gloria come l’Europeo, ma non avevo sbagliato: caratterialmente siamo unici, perciò nelle difficoltà sappiamo far blocco e andare fuori giri, quando però c’è calma ci mancano qualità e spavalderia. Ipermotivati diamo il massimo, altrimenti possiamo perdere con chiunque».

Giusto andare avanti con Mancini?

«È stato l’artefice principale del rinascimento vissuto con l’Europeo, ma dopo una batosta così qualche responsabilità ce l’ha anche lui. C’è modo e modo di uscire, se perdi ai rigori con il Portogallo nessuno può rimproverarti, dopo la caduta con la Macedonia del Nord ripartire è più duro: alle prime difficoltà, potrebbero tornare i fantasmi, riaffiorare i capi di imputazione. Diciamo

che l’equilibrio è sottile».

Cannavaro è rimasto colpito dalla rassegnazione.

«Condivido e da un certo punto di vista mi fa piacere: anni addietro avremmo assistito a gogne mediatiche, perciò rilevo nelle critiche soft una crescita del senso civico. Mi auguro, ovviamente, al di là delle reazioni, che chi occupa ruoli apicali nel calcio trovi la rabbia e le soluzioni per ripartire».

Anche Donnarumma, suo erede, è finito nel mirino...

«Il tempo e le prestazioni leniranno tutto. Certo, dopo momenti così non è più concessa nessuna sbavatura, ma ci siamo passati tutti: con la sua bravura non avrà altri impicci».

Un nome per la ripartenza?

«Tonali. Mi ha colpito la sua crescita».

Per lo scudetto è corsa a tre o a quattro?

«Assistiamo a campionato sui generis, di solito una squadra domina e altre la infastidiscono: quella che sembrava dominare era l’Inter, ma poi ha avuto diversi passaggi a vuoto, s’è rilanciata vincendo a Torino e adesso la rivedo favorita».

La Juve ha perso una chance.

«Se avesse vinto, lotterebbe a sua volta, ma questo è il campionato dei rimpianti. Anche l’Atalanta, con il ritmo degli anni scorsi, avrebbe potuto ambire al titolo».

Esteti o risultatisti: con chi si schiera?

«Ero un risultatista convinto, oggi non ho una risposta: dipende dal materiale umano, dalle responsabilità e dagli obiettivi, da quello che chiede la società all’allenatore».

Allegri è l’uomo giusto per ricostruire la Juventus?

«Il campo dice che il gruppo sta migliorando».

Quali attaccanti la impressionano oggi?

«Vlahovic è dominante per fisico, qualità, forza, rabbia. Mi piacciono Zapata e Lautaro. E Ibrahimovic che a 40 anni può vincere ancora da solo».

Dybala lascerà la Juve…

«Non me l’aspettavo, ma la società è stata onesta, diretta, spiegando che non è più funzionale al progetto. Non gli hanno rinnovato il contratto per questo, non certo perché lo ritengono scarso: Paulo troverà altrove l’opportunità di fare grandi cose, ma non vorrà dire che la Juve ha sbagliato».

Quale partita, nella sua carriera infinita , rigiocherebbe per cambiare il risultato?

«Parma-Brescia 1-3, finale del Torneo di Viareggio ’96. Dopo10’ ci trovammo in 9 e ancora oggi, scherzando, rinfaccio quei due rossi a Trentalange ».

Quale vorrebbe rivivere?

«Real Madrid-Juventus 1-3, quella del rigore di Ronaldo in extremis. Siamo usciti dalla Champions, ma ho provato emozioni incredibili, mi sono sentito orgoglioso di essere capitano di quella Juve».

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