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Burdisso: “Moratti presidente unico. Mourinho? Ricordo che nelle riunioni tattiche…”

Burdisso: “Moratti presidente unico. Mourinho? Ricordo che nelle riunioni tattiche…” - immagine 1
L'ex difensore argentino dell'Inter ricorda due dei personaggi più significativi della sua esperienza in nerazzurro
Fabio Alampi Redattore 

Nicolas Burdisso, ex difensore argentino dell'Inter, intervistato da "Cronache di Spogliatoio" ha parlato anche del suo rapporto con Moratti e Mourinho: "Moratti per noi rimane un presidente unico, per quella leadership paternalista, quasi un papà. Quando ebbi quel problema con mia figlia, lui ha avuto con me un comportamente incredibile, è stato tutto molto bello negli anni in cui sono rimasto all'Inter, ma anche quando sono andato via, il rapporto con lui e la sua famiglia è andato avanti. Sono uno dei primi a ringraziare quando sento la parola "Moratti". È un personaggio talmente intelligente e con una sensibilità unica, rimane per me uno degli ultimi presidenti con questo amore per il suo club, voleva ripercorrere il percorso che aveva fatto suo papà".

Burdisso: “Moratti presidente unico. Mourinho? Ricordo che nelle riunioni tattiche…”- immagine 2

"Mourinho? Quando parli di questi personaggi unici, carismatici, che hanno una fortissima leadership, non puoi andare su un particolare. Penso che la cosa migliore che fanno questi personaggi è di essere semplici nelle comunicazione. La comunicazione arriva sempre: non vanno a mettere mille concetti. Quando l'ho conosciuto ho notato due cose. La prima a livello metodologico: nel 2008, quando è arrivato lui, iniziava a cambiare il calcio a livello metodologico in questa periodizzazione tattica, con questo modo di allenare senza mai fare lavoro a secco e senza mai andare in palestra, facendo una grande mole di lavoro in campo per preparare la partita e arrivarci in modo pazzesco.


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Poi devo parlare della sua comunicazione, fantastica: tante volte nelle riunioni tecniche prima di una gara, non dava solo gli undici giocatori titolari, ma ne dava 15-16. Lui iniziava la partita e diceva "noi giochiamo oggi, ma anche mercoledì in Champions. Posso solo dire che oggi la squadra è questa", dava gli undici ma poi ci diceva anche i nomi di chi avrebbe giocato mercoledì. Quindi tante volte andavi in panchina e non sapevi se essere triste perché non giocavi quella gara che era importante o se essere felice perché sapevi che avresti giocato la prossima. Questa suo modo di comunicare era fantastico".

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