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Burgnich su Corso: “Tecnica pura: se quell’Inter è entrata nella storia, metà del merito è suo”

L'ex difensore nerazzurro piange la scomparsa di Corso

Matteo Pifferi

Ieri, il mondo Inter ha pianto la notizia della scomparsa di Mario Corso, all'età di 78 anni. Tarcisio Burgnich, ex compagno di tante vittorie, ha parlato così di Corso al Corriere della Sera:

«Era un mio grande amico, mi dispiace molto. Un uomo eccezionale, un fuoriclasse assoluto. Gli ho voluto tanto bene».

Corso è tra i più grandi della storia dell’Inter?

«Era immenso. Con il mancino faceva ciò che voleva. Sapeva di essere un grande giocatore, ma è rimasto sempre semplice. Metteva allegria, aveva la battuta pronta, però mai esagerava».

Che calciatore era?

«Valeva mezza squadra, l’altra metà era Suarez. Se quell’Inter è entrata nella storia lo deve a loro. Era estroso, il classico uomo in più. Anche oggi sarebbe stato tra i migliori del mondo e al tempo era il massimo. Individualista e un po’ un vagabondo in campo, a Herrera piaceva poco, però lo faceva sempre giocare. Quando entrava in area faceva impazzire i difensori».

Dicevano che era il «Piede sinistro di Dio».

«Corso faceva gol in ogni modo, non solo con la punizione a foglia morta: ti fregava sempre. Era tecnica pura».

Con Herrera non andava d’accordo. Provava a cederlo tutti gli anni.

«Secondo il Mago non faceva vita da calciatore, lo rimproverava spesso e, se poteva, lo metteva in castigo. Però poi lo faceva sempre giocare: sapeva che era lui a farci vincere. Herrera si arrabbiava, il presidente Moratti lo difendeva e lo coccolava: Corso non si toccava».