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Intervistato dal Corriere dello Sport, la bandiera dell'Inter Tarcisio Burgnich ha parlato della sua carriera e della sua esperienza in nerazzurro:
Dal Palermo va all’Inter e lì cambia tutto. Come ricorda quel periodo?
«Ho avuto un momento di paura perché con il Palermo andammo a New York a fare una tournée e mi sono fatto male al ginocchio. Proprio in quel periodo è venuta la proposta dell’Inter. Ho avuto paura che rinunciassero per questo infortunio. Sono andato preoccupato all’Inter. Invece in nerazzurro ho vissuto dodici anni meravigliosi. Herrera mi ha dato l’indirizzo giusto per combattere in ogni partita, era uno che ti stimolava molto. Magari non era un grosso tecnico ma come tattico era bravo. Una volta con il Benfica Simoes mi ha fatto gol e lui mi ha detto “Ma perché? Dove era lei?”. Gli dissi “Guardi io ho scambiato il ruolo con Buno Bolchi perché lui ha preso Simoes e io ho preso l’altro”. Mi guardò male: “No Burgnich, no. Lei deve andare anche al gabinetto con questo Simoes, non lo deve lasciare mai”».
Vi davate del lei?
«Sì, lui ci dava sempre del lei».
E’ vero quello che ha detto Mazzola, che Herrera dava delle pilloline prima delle partite?
«Sì, lui dava l’aspirina. Probabilmente era un prodotto che stimolava un po’ l’aggressività...».
Lei con l’Inter ha vinto tutto: campionato, Coppa dei Campioni, Intercontinentale. Come si trovava con Facchetti? Siete rimasti una coppia mitica…
«Sì, in definitiva sono stato di più in camera con Facchetti che con mia moglie. Si andava in ritiro il venerdì mattina quando c’erano le coppe, poi si dormiva insieme, sia all’Inter che in Nazionale. Ci volevamo bene».
Picchi come era? Perché è Picchi che l’ha soprannominata roccia…
«Giocavamo contro la Spal e l’ala era un suo amico, perché Picchi veniva dalla squadra di Ferrara. Si chiamava Novelli , in quella partita ho uno scontro con lui, insomma una specie di placcaggio. Novelli è uscito di campo con un ginocchio un po’ malandato e allora Picchi lo prese in giro: “Te lo avevo detto che questo è una roccia e che ti avrebbe messo ko…”. E’ cominciata quel giorno, la definizione di roccia».
Chi era il capo vero dello spogliatoio di quell’Inter?
«Era Picchi. Aveva personalità, tanto è vero che il Mago non lo amava molto…».
Qual è, di quella esperienza all’Inter, la vittoria che ricorda con più piacere?
«Battere il Real Madrid nel ’64 a Vienna, in Coppa dei Campioni. Era una squadra leggendaria, sembrava imbattibile. L’abbiamo battuta».
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