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Gli rinfacciano la mancata vittoria della Champions lontano dal Camp Nou.
—«Assurdo».
Ora ha un’altra occasione, contro l’Inter.
—«Tutti pensano che vincerà il City, ma occhio. Primo perché in una finale può succedere qualsiasi cosa, e non è una frase fatta. E secondo, e questo è ancora più importante, quando giochi contro una squadra come l’Inter che ha un sistema così preciso, identificato e rodato, con 5 difensori, 3 centrocampisti e due attaccanti, tutto diventa molto difficile. L’Inter si chiude benissimo, in mezzo è molto raccolta e ha l’aiuto degli attaccanti. Lo dico per esperienza, perché quest’anno ci abbiamo giocato due volte e abbiamo sofferto. L’Inter magari non crea tantissime occasioni, ma gioca con due attaccanti contro due centrali, e li, in questa situazione, io vedo l’Inter capace di far danno al City. Può succedere di tutto».
Possiamo fare un parallelo con la semifinale del 2010 tra Inter e Barcellona?
—«Si, è la testimonianza che in una partita secca, penso al ritorno al Camp Nou, anche quella che tutti in quel momento consideravano come la squadra migliore d’Europa può essere fermata ed eliminata. Con giocatori esperti, di qualità, altamente motivati. Avevano il loro modo di giocare, che non era né migliore né peggiore del nostro. Era la loro idea e l’hanno applicata al meglio. Io preferisco fare altre cose, gestire la palla e attaccare, ma loro ciò che dovevano fare l’hanno fatto al meglio».
Mourinho è di nuovo in una finale, con la Roma in Europa League.
—«Esatto. È sempre li. Col Leverkusen hanno sofferto ma ripeto, c’è un’idea. Di più: ok, per me difendere è più facile che attaccare, ma la cosa comporta la difficoltà di dover convincere i giocatori a un sacrificio enorme. Ripiegare per 90 minuti è complicato, tutti devono lavorare, collaborare, restare uniti, soffrire. Persuadere Eto’o a fare il terzino non è così scontato. Devi avere idee chiare e personalità».
Il giocatore che più l’ha impressionata?
—«Haaland. Non avevo mai visto uno con una falcata tanto ampia e potente. Impressionante».
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