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Qatar 2022, Cafù: “Brasile favorito nonostante Neymar. Infantino? Fantastico”

Matteo Pifferi

Cafù, ex Milan e Roma tra le altre, ha parlato a La Gazzetta dello Sport in merito al Mondiale del Qatar. A suo dire, il Brasile è favorito

Cafù, ex Milan e Roma tra le altre, ha parlato a La Gazzetta dello Sport in merito al Mondiale del Qatar. A suo dire, il Brasile è favorito.

Questo Brasile è il più forte delle ultime edizioni, anche con l’incognita Neymar?

«Sì, siamo più forti. Abbiamo una rosa più ampia, giocatori di esperienza. Nel 2018 l’unica risorsa era Neymar, adesso no. Neymar ci mancherà perché può fare la differenza in ogni momento, ma il Brasile non può dipendere da lui. Speriamo che la caviglia guarisca. Senza di lui il Brasile resta fortissimo e questo è il momento in cui deve venire fuori il gruppo: ognuno deve prendersi le proprie responsabilità».

Cosa direbbe capitan Cafu nello spogliatoio?

«Di pensare a vincere, anche se manca il migliore. Ognuno dimostri di essere importante».

Danilo non è un terzino alla Cafu, però è prezioso. Si è infortunato: al suo posto meglio Militao o Dani Alves?

«Danilo è fortissimo. Contiamo molto su di lui. Non spinge come me, ma dà molto equilibrio. Peccato che si sia fatto male. Al suo posto credo che Tite metterà chi è più in forma».

C’è molta Italia nella difesa della Seleçao.

«Ed è una cosa positiva. In Italia si impara tanto sulla tattica e sulla fase difensiva. Il Mondiale non si vince solo con l’attacco: se la difesa non funziona, puoi anche fare quattro o cinque gol, ma ne prenderai cinque o sei».

La meraviglia di Richarlison è la fotografia del calcio brasiliano? È l’eredità della ginga?

«È un po’ tutto questo. Il gesto tecnico è stato meraviglioso. Richarlison è proprio forte, anche in allenamento fa cose splendide. Quel gol non è stato un caso».

Il gol di Messi in una partita brutta e difficile è la dimostrazione che vince il talento?

«Certo, è il talento che conta. Una botta nell’angolo e ciao. Vale per pochi: Messi, Neymar, Cristiano, Vinicius».

Vinicius deve molto ad Ancelotti?

«Moltissimo. È incredibile come Carlo sia bravo a far crescere i giovani. Ha fatto capire a Vinicius come giocare: non da solo, ma per la squadra».

Qual è il record a cui è più affezionato?

«Le tre finali consecutive al Mondiale. Due vinte e una persa: nel 1998 la Francia giocò meglio e meritò. Il ricordo più bello è il titolo da capitano nel 2002».

Le piace questo calcio?

«Del Mondiale mi piace che tutte le nazionali danno il massimo per il proprio obiettivo. E il calcio non è una scienza esatta, come hanno dimostrato Arabia Saudita e Giappone. Però il calcio era più bello quando giocavo io. Adesso si va troppo indietro, tanto possesso e pochi tiri. C’è paura di giocare. E una volta i calciatori avevano una tecnica migliore».

Come giudica il lavoro di Infantino?

«Fantastico. È impressionante quello che il presidente sta facendo per il calcio. Sta cercando di modernizzare coinvolgendo gli ex giocatori nelle commissioni: questa è la cosa più importante. Lui è un appassionato di calcio, ascolta i giocatori come nessuno aveva mai fatto prima. Gli faccio i miei complimenti perché sta facendo un grande lavoro».