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La Serie A si è invece garantita entrate certe per i prossimi cinque anni.
—«Il contratto lungo con Dazn e Sky è stato un aspetto determinante per gli stessi broadcaster. L’offerta base non è uguale a quella del precedente triennio ma potrà avvicinarsi e addirittura superarla».
Cosa pensa dello sfogo del presidente De Laurentiis?
—«Stimo Aurelio perché ha dimostrato capacità in quello che ha fatto. Sul tema però la penso diversamente. E non sono assolutamente d’accordo su quanto ha dichiarato: il calcio non morirà, la scelta delle tv non porterà a un peggioramento del nostro sistema».
Avete parlato anche prima di lasciare gli uffici della Lega?
—«De Laurentiis ha un pensiero sulle cose che nasconde un aspetto visionario, ma ora non la condivido per niente. E alla fine gli ho detto che un giorno, anche se ora non se ne rende conto, ci ringrazierà… Quello del canale televisivo sarebbe stato un errore».
Il progetto è definitivamente abbandonato?
—«Ripeto, è un’idea che ha prospettive affascinanti, nelle assemblee abbiamo esaminato i numeri con grande attenzione. Non è questione di avere paura, come dice Aurelio: io non l’ho mai avuta a prendermi dei rischi. Bisogna però stare attenti a non aggiungere complessità, e cose difficilmente gestibili, a un’azienda come il calcio che ha già al suo interno grandi incognite derivate dalla sua imprevedibilità. Sommare questo rischio esistente a un altro legato a un nuovo progetto secondo me era una cosa da non fare. L’ho visto con le mie aziende, da La7 a Rcs, in perdita quando le ho prese e poi risanate. Per questo so che non è così facile, negli ultimi quarant’anni tutti hanno perso soldi. Ma non è escluso che in futuro il progetto possa essere approfondito».
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