Ospite di TMW Radio, durante Maracanà, il presidente dell'AIC (Associazione Italiana Calciatori) Umberto Calcagno ha parlato di diversi argomenti.
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Calcagno (AIC): “Tuteliamo i calciatori, si gioca troppo. I farmaci? In passato…”
"Calciatori sotto tiro": un report preoccupante quello presentato qualche settimana fa:
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"Non siamo messi bene, i dati che abbiamo analizzato ci fanno preoccupare. C'è stato un aumento, soprattutto nella parte apicale del nostro movimento. Non si può più restare con le mani in mano con questi dati".
Le dichiarazioni dei tesserati forse andrebbero moderate?
"Certe situazioni non aiutano ma è il concetto di normalizzazione del nostro mondo a cui dovremmo lavorare tutti quanti, in primis noi ma anche i giornalisti. Tanti episodi sono figli di una visione distorta del nostro mondo. I calciatori vengono considerati come qualcosa che viaggia su un binario differente ma non è così. Lo sforzo va fatto a tutti i livelli, per riavvicinare il nostro mondo. Le modalità con cui non si accettano le sconfitte preoccupano, ma anche vicende contrattuali, certe situazioni dovrebbero essere accettate con più professionalità e serenità".
Serve anche più partecipazione dei club? E come sta la situazione nel movimento di base?
"Andremo nelle scuole con i calciatori, per spiegare certe cose. Un giocatore, un talento, deve poter sbagliare senza ricevere certi trattamenti visti ultimamente. E' tutto il mondo del calcio che ha bisogno di normalizzare certi comportamenti. Oggi vedo qualcosa di differente. Oggi anche il tragitto casa-lavoro è diventato pericoloso. Anche a livelli più bassi ci sono episodi, che magari non sono denunciati. Il calciatore per primo non deve accettare certe cose, non è normale che succedano certe cose, che si accettino insulti o violenze. Non è una sfida semplice, dobbiamo lavorare sui tifosi del futuro. E' un lavoro importante che porteremo avanti".
Si parla di aumentare i tornei. Ma i calciatori si sentono poco su questo argomento:
"Nel 2019 il sindacato mondiale dei calciatori aveva fatto uno studio su quanto fossero aumentati impegni ed infortuni ed è stato riaggiornato lo scorso anno con dati spaventosi. Abbiamo oltre 70 gare all'anno, di cui la maggioranza sono con meno di 4 giorni di recupero. Siamo in una situazione che se continuerà così vorrà dire non tutelare la parte migliore del nostro mondo. Lo spettacolo lo fanno i grandi calciatori e calciatrici. Se non troveremo il giusto mix tra tutela degli atleti e partite, sarà tutto molto difficile".
Ultimamente ex calciatori hanno parlato dell'utilizzo di farmaci in passato. Che ne pensa?
"E' un tema molto delicato. Nel 2003 avevamo iniziato e portato a termine un'indagine che ha riguardato più di 5mila calciatori, e ci hanno detto questi dati che fare sport fa bene, ma c'è un'incidenza molto particolare della SLA, che riguarda anche altre categorie. Ad oggi però non c'è una certezza scientifica. Oggi abbiamo in mente di riprendere quella ricerca e di aggiornarla per capire se ci fossero novità anche in merito all'assunzione di farmaci o un uso eccessivo di questi. Ad oggi non ci sono risultanze specifiche che riguardano i calciatori e certi tipi di malattie".
Sulla riforma dei campionati cosa può dirci?
"Se ne parla da tanto tempo e credo che debba concentrarsi sulle regole. Non si può partire solo dal numero di squadre, ma le norme più stringenti sull'iscrizione al campionato e non solo. Dobbiamo mettere assieme un progetto tecnico-sportivo che porti a una crescita dei nostri settori giovanili".
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