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"Nei primi anni Settanta un giovane italiano gira l’Europa per vendere le scarpe del calzaturificio del padre, in Romagna. Si chiama Arrigo Sacchi e nei suoi viaggi di lavoro predilige Amsterdam perché lì può fermarsi ad osservare gli allenamenti dell’Ajax di Cruijff. Diventato allenatore, negli anni Ottanta riporta in alto il calcio totale attraverso un grande Milan, non a caso fondato su tre olandesi, Van Basten, Gullit e Rijkaard. Sacchi porta all’estremo il valore dell’intensità, vuole che i suoi giocatori siano aggressivi sempre. Il Milan tiene la linea difensiva a ridosso della metà campo, soffoca gli avversari. Sono gli anni in cui Cruijff inizia ad allenare, prima l’Ajax, poi il Barcellona. Il Milan di Sacchi gli serve come rinfrescante della memoria".
Il Profeta del gol, così Sandro Ciotti aveva ribattezzato il Cruijff giocatore. Cruijff dispensa profezie anche da allenatore del Barcellona. E di Pep Guardiola, il suo allievo numero uno. dirà: «Ha la mente aperta, è intelligente». Guardiola ricambierà: «Cruijff ha dipinto la Cappella Sistina. Noi abbiamo dato qualche pennellata». Cruijff ci ha lasciato molti enunciati. In una sua legge ci pare di scorgere un particolare del City di Guardiola: «Un giocatore in possesso palla deve avere sempre un compagno al suo fianco e un altro davanti. Lo spazio tra il portatore e i due compagni non deve mai superare i dieci metri». Il più famoso aforisma di Cruijff resta però questo: «Il calcio è semplice , ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile», riporta La Gazzetta dello Sport.
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