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Nell' 1-0 soffertissimo contro l’Arsenal, bagnato da un suo gol, Hakan Calhanoglu è ripartito dall’inizio dopo 17 giorni. Lultima da titolare risaliva al 20 ottobre in casa della Roma, quando dopo 12’ appena l’adduttore della coscia sinistra aveva improvvisamente tirato. È rimasto fuori giusto un paio di partite di campionato – i fuochi d’artificio con la Juve e la trasferta di Empoli – più una di Champions a Berna, poi domenica scorsa contro il Venezia è tornato dalla panchina per 20’, utili a risentire i cori che piovono sempre dalla Nord per lui. All’Inter era mancato in costruzione, nei lanci laser e nel gioco corto, ma più ancora nella diga davanti alla difesa, come mostrato ieri nella trincea del secondo tempo. Diversi colleghi volenterosi – da Zielinski e Barella e perfino Mkhityaran – si sono impegnati a occupare le sue terre nel mentre, ma nessuno ha garantito lo stesso standard di eccellenza nelle due fasi.
"L’Inter ha voluto recuperare il centrocampista da cui tutto passa con calma, senza forzare niente e con in testa proprio questo complicatissimo doppio slalom tra Champions e Serie A. Primo paletto Arteta, secondo Conte. Anche per questo, pensando allo scontro diretto di domenica, Calha è uscito prima del 70esimo dando il cinque ad Asllani, anche lui reduce da infortunio. Adesso nel pallottoliere dei rigori siamo arrivati a 19 in nerazzurro, a cui andrebbero pure aggiunti i tre quando era vestito di rossonero. Dal suo arrivo all’Inter, il turco non ne ha sbagliato mezzo. Nello stesso periodo, tra gli altri che in Europa hanno segnato il 100% dei rigori, il turco è quello che ne ha calciati un numero maggiore. Come a dire, un altro così in giro non lo si trova, anche perché sa trovare sempre un modo diverso per colpire. Di solito lancia dei fulmini agli angoli come Zeus, stavolta ha colto il movimento troppo rapido di Raya ed è bastata un tiretto, anomalo e morbido, al centro", aggiunge Gazzetta.
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