LEGGI ANCHE
"La formula è brevettata e certificata dai trofei di questi anni: con Hakan lì in mezzo, l’Inter moltiplica i pericoli nell’area avversaria e riduce i rischi nella propria. Lo si è visto la stagione scorsa, durante la quale Calha è stato l’ago della bilancia tra le due fasi del gioco, nonché l’uomo più determinante nella cavalcata scudetto insieme a Lautaro. Lo si è capito anche domenica sera, quando il turco ha scaldato i motori con una ventina di minuti da subentrato contro il Venezia. Una spremuta di tutto quello che l’Inter ha perso nelle due settimane senza il suo play e, soprattutto, di quello che Inzaghi potrà rimettere in campo a partire da stasera contro i Gunners. Perché in questa Inter che ruota campioni e dosa energie, il vero insostituibile è proprio Calhanoglu: quando non c’è, molto semplicemente, calano i successi. La percentuale di vittorie scende dal 67 al 59%. Più nello specifico, poi, la solidità dell’Inter con Calha nel motore cresce sia a livello offensivo che difensivo, e il motivo è chiaro: nessuno, nella rosa di Inzaghi, è in grado di interpretare il ruolo di regista come fa il turco".
"Calhanoglu si muove davanti alla difesa con la visione di gioco e la genialità del trequartista — posizione occupata con ottimi risultati in una delle tante vite precedenti a centrocampo — e con l’applicazione del mediano che si sdoppia e protegge il centrale difensivo alle sue spalle. Per questo chi si è alternato sulle sue zolle, da Barella a Zielinski fino allo stesso Asllani, ha faticato a tenere gli standard del turco: del resto, gestire la manovra nerazzurra come fa Calha sarebbe un’impresa quasi impossibile per chiunque. Stesso discorso per la freddezza dal dischetto: se Hakan è una sentenza — in nerazzurro non ha mai sbagliato un rigore —, ai supplenti qualche volta tremano le gambe, da Lautaro a Madrid fino ad Arnautovic a Berna", aggiunge il quotidiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA