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Calvarese sugli arbitri: “Manca qualità tecnica nella lettura degli episodi. E non va bene che…”

Matteo Pifferi Redattore 
"Nella mia vita non ho mai sentito parlare a Coverciano di “imprudenza” o di “imperizia”, se non nei quiz!", ha detto Calvarese

Intervenuto sulle colonne di Tuttosport, Gianpaolo Calvarese, ex arbitro, ha commentato così il trend delle ultime settimane in Serie A, con un aumento del numero di rigori:

"La lettura del fallo di mano di Luperto che genera il calcio di rigore in favore della Juventus per gli arbitri è molto semplice. Perché il VAR è nato anche per semplificare la vita degli arbitri, soprattutto su episodi complessi come il fallo di mano, su cui sussiste una parte di soggettività. Anche ad Open VAR è stato confermato che era rigore. Ma semplificare alcune situazioni difficili, come il contatto tra il braccio sopra le spalle e il pallone, e standardizzare alcuni aspetti del fallo di mano (e non solo) aiuta veramente a dissipare i dubbi? Stando a quanto dichiarato ogni settimana dagli addetti ai lavori, assolutamente no. Da Paulo Fonseca, che ha criticato le scelte dell’arbitro di Pairetto in Fiorentina-Milan, fino a Marco Baroni, a cui non sono piaciuti i rigori concessi da Marcenaro in occasione di Fiorentina-Lazio, arrivando a Gotti, per tornare più indietro, da Mourinho, che spesso e volentieri ha espresso il suo dissenso nei confronti dei direttori di gara, fino a a Daniele De Rossi. Se anche persone competenti, calciatori e cronisti pensano che l’arbitraggio moderno si stia allontanando dal mondo del calcio allora dovremmo preoccuparci. E io, personalmente, sono d’accordo con loro".

"Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere grandi maestri: Collina, Rizzoli, Rosetti (finalisti di Mondiali ed Europei) e non ho mai sentito parlare a Coverciano di “imprudenza” o di “imperizia”, se non nei quiz! Queste sono standardizzazioni che possono andar bene per un livello arbitrale che non è quello della Serie A. Nei massimi campionati c’è bisogno di sensibilità e conoscenza calcistica. Non è un caso quindi se, spesso, gli addetti ai lavori rinnovano l’idea di inserire i calciatori, cioè quelli che effettivamente possono cogliere le dinamiche di gioco e le reali intenzioni di un calciatore quando compie un fallo, dinamiche che oggi sembrano sfuggire agli arbitri".


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