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"Di sicuro il calcio sta cambiando, e l’arbitraggio anche. Negli ultimi anni, da quando è stata introdotta la tecnologia, si è provato a rendere il più possibile “oggettiva” l’applicazione del regolamento. L’obiettivo? Rendere più comprensibili le decisioni e nello stesso tempo aiutare gli arbitri a prenderle, adottando uniformità di giudizio su episodi simili. Il rischio di un tale modo di procedere è oltrepassare il limite, alterando lo spirito di questo sport. Un esempio di circostanza che si è provato a rendere “insindacabile” è proprio lo step on foot. A mio giudizio, però, questo si configura solamente quando c’è una contesa del pallone rasoterra: chi arriva primo toglie la possibilità all’avversario di giungere a sua volta sul pallone e commette un fallo oggettivo (il classico “pestone”). Nel caso di Lecce, non c’è una vera contesa per arrivare sul pallone: questo è in volo, ed entrambi lo seguono con lo sguardo. Una contesa c’è, ma per prendere posizione, come accade spesso sui lanci lunghi e i calci da fermo: Piccoli pesta involontariamente il piede di Thiaw, il quale non reclama il fallo"
"A Open Var, Rocchi ha specificato che il regolamento in questi casi non distingue tra volontarietà e involontarietà. Se parliamo di regolamento, però, lo “step on foot” non esiste proprio: non è citato dall’Ifab o nel protocollo Var. È un concetto introdotto verbalmente per facilitare gli arbitri, creando una fattispecie oggettiva. Ma allora se il regolamento non codifica questo aspetto, entra in gioco la sensibilità: occorre considerare volontarietà, intensità, dinamica e funzionalità del contatto. In questo caso a mio avviso non c’è niente di falloso. Soprattutto non si configura il “chiaro ed evidente errore”: il Var Guida non sarebbe dovuto intervenire"
"Di fronte a un episodio come quello del Via del Mare, occorre anzitutto ricordare che l’arbitraggio non è fatto solo di bianco e nero, ma anche di molte zone grigie: in una circostanza come questa, lasciare il giudizio del campo è la soluzione migliore. Tornando all’ipotetica finale Mondiale, io non avrei annullato quel gol. Innanzitutto se un arbitro decidesse di revocarlo se ne parlerebbe per anni; se invece lo si convalidasse, se ne discuterebbe comunque, ma almeno si rimarrebbe dalla parte degli amanti del calcio, dei romantici. Non dobbiamo trasformare il calcio nella playstation, l’oggettività assoluta è una chimera, non esisterà mai. Questo non vuol dire abolire il Var (come qualcuno vorrebbe fare in Premier League), bensì rimettere in primo piano il giudizio individuale, soggettivo. Qui allora subentra la qualità degli arbitri: per citare un dirigente di lungo corso dell’Aia e della Figc, Danilo Giannoccaro, in Serie A un direttore di gara deve vedere tante cifre dopo la virgola per approssimare il meglio possibile".
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