- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Getty Images
In una lunga intervista al Corriere della Sera, Gianpaolo Calvarese spiega perché ha chiuso la carriera da arbitro con un anno d’anticipo e torna sulla discussa Juve-Inter dell'ultimo campionato. "È stata una decisione sofferta, ma l’ho presa per seguire da vicino la mia azienda di integratori. Vorremmo lavorare con squadre professionistiche e la scelta di dimettermi è stata l’unica percorribile per non incorrere in eventuali conflitti d’interesse".
Da arbitri in campo soffrite la moviola, poi smettete e diventate spietati con gli ex colleghi: perché?
«Sbagliare il meno possibile è l’obiettivo primario, non sbagliare è impossibile. Le critiche sono motivo di crescita, anche quelle dei tifosi: il calcio è di tutti. Fino a quando non vengono strumentalizzate. Quando si fa un errore bisogna dirlo, senza infierire».
Gli arbitri sono andati in tv per un po’, poi Orsato ha ammesso un errore in Inter-Juve ed è scoppiata la polemica. L’esperimento è fallito?
«Nel 2021 comunicazione e connessione tra addetti ai lavori sono fondamentali. È una svolta epocale, c’è bisogno di tempo per migliorare. La nuova governance Aia sta lavorando in tal senso, l’esperimento è stato un incipit, la strada non va abbandonata».
La Var gli arbitri la vivono come fastidio o opportunità?
«La Var è uno degli aiuti più validi, fino a quando è tecnologia al 100 per cento è risolutiva: sul fuorigioco è facile; sul rigore entra la soggettività ed è più complesso e lì si può discutere».
L’ultima Juventus-Inter da lei diretta è stata più che complessa e ha generato tante discussioni: ha sbagliato?
«Le polemiche fanno parte del gioco, il clamore mediatico di certe gare amplifica le decisioni. La gestione di quella gara poteva essere fatta meglio e me ne rammarico, ma non mi fate entrare negli episodi specifici, generebbero ulteriori discussioni che potrebbero essere strumentalizzate, da una o dall’altra squadra o da terzi».
Le polemiche seguite a quella partita hanno influito sulla decisione di ritirarsi?
«La mia decisione con quel match non c’entra, è determinata da altri elementi, come ho detto. C’era la possibilità di proseguire come arbitro e non solo come Var, ma ho scelto di lasciare per la mia azienda».
Quale società mette più pressione?
«I club non mettono pressione, ma una decisione può spostare equilibri economici importanti: l’unica arma è prendere buone decisioni e per prenderle bisogna essere preparati. Gli arbitri devono essere consapevoli che un fischio pesa».
(Corriere della Sera)
© RIPRODUZIONE RISERVATA