Il giocatore della Salernitana Antonio Candreva, ex Inter, ha parlato della salvezza conquistata con la maglia amaranto a La Gazzetta dello Sport:
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Candreva: “Rinnovo automatico con la Salernitana dopo la salvezza. Bello segnare alle big”
Antonio, anche grazie a lei la Salernitana è arrivata in porto. Da ieri la salvezza è aritmetica.
—«È stata una stagione positiva, ce la siamo meritata. La Salernitana sta facendo un importante percorso di crescita, che però non è finito. Vogliamo chiudere la stagione nel migliore dei modi».
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Cos’è cambiato con Sousa?
—«Abbiamo finalmente trovato continuità di risultati cercando di imporre il nostro gioco su ogni campo. In generale ci è mancata solo un po’ di convinzione: alcuni pareggi sarebbero potuti essere vittorie, ma non siamo rimasti attaccati alla partita per 90 minuti».
Il suo gol all’Atalanta è stato quello della salvezza. E lei ha realizzato altre reti pesanti a Inter, Lazio e Juve.
—«Quella all’Atalanta è stata una rete importante per la squadra e per i tifosi. Ci ha dato la tranquillità. È stato bello segnare contro squadre di alto livello, ma la cosa più importante è che siano stati gol utili alla Salernitana. È stato un campionato difficile, nel corso del quale tanti ragazzi sono cresciuti passo dopo passo».
Resterà a Salerno?
—«Con la salvezza c’è il rinnovo automatico di un altro anno. Io a Salerno sto benissimo, la gente mi vuole bene e me lo dimostra sempre, non solo dopo un gol o una bella prova. C’è un entusiasmo fuori dal comune e mi piace specialmente vedere tantissimi bambini allo stadio: mi fanno venire il fuoco dentro».
Lei ha giocato con Juve, Lazio, Inter, ma ha vinto solo una Coppa Italia. Poco?
—«Avrei potuto vincere un po’ di più, è mancato l’ultimo step, quei famosi dettagli che fanno la differenza. Ma non ho un rammarico particolare, mi sono divertito, ho indossato maglie prestigiose, ho giocato con tanti grandi campioni».
Negli ultimi anni si è un po’ staccato dalla fascia. Pentito di non averlo fatto prima?
—«La mia duttilità è stata preziosa, ma è arrivata con l’esperienza. Con il tempo ho imparato a capire meglio dove piazzarmi in base allo sviluppo delle azioni. E nel mio primo periodo in A, comunque, si giocava prevalentemente con il 4-4-2 o il 4-3-3 e l’esterno era quasi imprescindibile».
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