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Fabio Cannavaro, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera: "È una tappa importante. L'età della serenità, ecco. Oggi sono un uomo più vecchietto (ma anche no, sorride), ma mi sento bene e in forma e di questo ringrazio Dio. Tiro la linea: ho fatto calcio ad alti livelli, ho iniziato nella squadra della mia città, ho vinto in piazze importanti. Sono l'ultimo italiano che ha un Pallone d'Oro in bacheca. Ho avuto fortuna? Forse sì. Ma sono stato anche bravo a farmi trovare pronto. Bisogna saperci salire sui treni, quando passano. Non ho mollato nulla. E mica è finita…".
Ha l'etichetta di presuntuoso, concorda?
"Ho vinto tanto da calciatore e pure da allenatore mi sono fatto rispettare, ne sono orgoglioso. Se questa è presunzione, ho ragione ad esserlo. dal punto di vista professionale ha fatto tutto quello che potevo, ho realizzato i miei obiettivi. Qualcuno dice anche che ho una postura un po' impettita, lo so. Ma sin da ragazzino camminavo e mi muovevo così. Cosa devo farci? Chi mi conosce bene, sa anche che in realtà sono un semplicione".
È stato in tante squadre, qual è quella che l'ha resa più felice?
"Il Napoli, iniziare lì è stato un sogno e poi tutte quelle dove ho vinto. Non ci sono maglie o bandiere: ho dato il massimo ovunque".
All'Inter sembrava in declino, va alla Juve e sfonda.
"Avevo un infortunio alla caviglia, il secondo anno non si sono fidati e probabilmente quando sono andato via si sono pentiti".
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