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Cannavaro: “Parole di Chiellini? Qualcuno deve vendere i libri. Mi inca..o quando sento…”

L'ex difensore campione del mondo ha parlato in diretta Instagram con il giornalista Pardo anche delle frase di Chiellini

Andrea Della Sala

Fabio Cannavaro è intervenuto a “FASE PIER” in diretta Instagram con Pierluigi Pardo: «M’incazzo quando dicono che abbiamo vinto il Mondiale per calciopoli. In Germania smettemmo di parlare di quelle cose da subito, abbiamo vinto perché eravamo fortissimi, con un allenatore incredibile. Ci è mancato solo Vieri che purtroppo s’infortunò. Forse più forte di noi c’era solo la Francia. La festa al Circo Massimo è stata qualcosa di fantastico ma il ricordo più strano sono le parole che mi disse Mauro Vladovich (segretario della Figc) prima di toccare la coppa: “Alzala con stile”. Mauro, e questa cosa non l'ho mai detta a nessuno, mi diede una lettera prima del mondiale scrivendomi le parole di Papa Wojtyla, che poi mi sono tatuato: “Mi raccomando, non abbiate paura di avere coraggio”. E' stata la chiave del nostro successo. Oggi Mancini sta facendo un lavoro straordinario e i risultati si vedono. Roberto ha dato credibilità, voglia di vincere e di divertirsi.

Le parole di Chiellini su Balotelli e Felipe Melo?

"Ognuno dice quello che sente, ma poi c’è sempre qualcuno che deve vendere. E’ normale che con gli autori del libro si cerchi la frase ad effetto che viene strumentalizzata di più. Bisogna stare nelle situazioni, nessuno può dire chi ha torto o ragione, se Giorgio sentiva di dire quelle cose nessuno può dire niente.

Qui in Cina siamo quasi alla normalità, il campionato dovrebbe riprendere a fine giugno, praticamente stiamo facendo una vita normale. Hanno chiuso tutto, c’erano applicazioni che ti seguivano ovunque e la macchina organizzativa è stata perfetta. De Luca in Campania ha fatto un lavoro eccezionale, dimostrando che le eccellenze in tema di sanità non sono solo in Lombardia. Purtroppo al Sud, e soprattutto a Napoli, siamo visti come “diversi” ma è sbagliato, siamo un paese solo, unico, ma a volte qualcuno se lo dimentica.Come allenatore mi rivedo in tutti quelli che ho avuto da Capello a Lippi, da Sacchi ad Ancelotti, da Malesani a Scala, ho preso un po’ da ognuno ma spero di avere il mio sistema.

Perché non torno?

Il Guangzhou è una delle prime venti società al mondo, il calcio non è paragonabile a quello europeo ma sta crescendo molto. Dell’Italia mi mancano la famiglia, mia moglie, i miei figli, la mozzarella di bufala e poi naturalmente il mare.

I tre attaccanti più forti che abbia mai incontrato sono Ronaldo, il brasiliano, Messi e Cristiano Ronaldo, ma faccio fatica fare queste classifiche perché in vent’anni li ho beccati tutti, ogni partita era un disastro.

Il giro in Vespa con Ibrahimovic a Napoli?

L’ho portato nei vicoli, a Posillipo, a vedere il golfo e lo stadio: si è divertito e innamorato della città. Io e lui cazzeggiavamo sempre, lo prendevo per il culo dalla mattina alla sera. Zlatan fa ridere, è molto divertente, si vede che da giovane ha sofferto, è diventato un leader, un giocatore straordinario. Quando venne alla Juventus rispettava tantissimo Capello e aveva bisogno di un allenatore così. All’inizio contro di me non la beccava mai, gli passavo sotto le gambe e gli dicevo che se voleva divertirsi col pallone poteva farlo tirando in porta alla fine della partitella».