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Capello: “Champions, io dopo Real e City metto l’Inter. Inzaghi può arrivare in fondo”

Alessandro Cosattini Redattore 
Intervista a Fabio Capello oggi sulla Gazzetta dello Sport, nel giorno dei sorteggi della nuova Champions League: ha parlato anche dell'Inter

Intervista a Fabio Capello oggi sulla Gazzetta dello Sport, nel giorno dei sorteggi della nuova Champions League. Ecco le sue parole, anche sull'Inter di Simone Inzaghi.

Capello, sarà Real Madrid contro tutti?

«Sulla carta sì, ma ci sono avversari agguerriti e pronti a battersi».

A chi pensa?

«Al City innanzitutto. Si parla di un possibile addio di Guardiola a fine della stagione, la cosa renderà la squadra più cattiva, determinata e vogliosa perché Guardiola vorrà lasciare un ricordo che è già grande e che vuole sia enorme. Il City ha tutto per far bene: esperienza, forza, determinazione, qualità. E sembra che Haaland stia ancora meglio dello scorso anno».

Poi?

«Io metto l’Inter, ha il potenziale per essere competitiva su tutti i fronti. Per la rosa ampia ma soprattutto per la mentalità: la finale di Istanbul, lo scudetto, ha le carte in regola per arrivare fino in fondo. Quindi l’Arsenal, che ha dimostrato di poter competere col City: può puntare a Premier e Champions».

Riepiloghiamo: Madrid, City, Inter e Arsenal.

«Si, poi il Psg in costruzione: ha perso Mbappé e quindi l’aspettiamo al varco, però ha uno stile proprio e può raggiungere grandi risultati. E potrebbe essere maturato il Bayer Leverkusen, tra i tedeschi il rivale più pericoloso. Hanno vinto il titolo e sono in un processo di crescita molto interessante».


E il Bayern?

«Non mi dà grande fiducia. Non la vedo come prima, compatta e unita. Mi pare un po’ sciolta. Poi magari Kompany riuscirà dove altri non sono riusciti. Siamo a inizio stagione, con pochi indizi, allenatori e giocatori nuovi, alcuni arrivati da poco o non scesi in campo. Penso al Milan».

Perché?

«Speriamo che Fonseca riesca a trovare la quadratura necessaria perché finora si è visto molto disordine e molta poca volontà da parte dei giocatori. Ci sono delle partite nelle quali lo spirito di squadra e la voglia di lottare sono fondamentali, e queste cose non sono ancora apparse nel Milan».

Le altre italiane?

«Non mi aspettavo tanto avanti la Juventus, coi nuovi così integrati nella mentalità dell’allenatore, si vede già la mano di Thiago Motta. Quello juventino è un cantiere aperto, e la cosa ripeto vale per tante altre squadre, ma stanno lavorando molto rapidamente. Non abbiamo ancora visto Koopmeiners, Conceiçao e Nico Gonzalez, Thuram e Douglas Luiz solo in parte… Se continua a crescere devono stare attenti tutti, anche in Europa».

L’Atalanta?

«Non c’è più niente da scoprire: è un pericolo costante per chiunque. Convinzione, voglia, qualità, allenatore, società, c’è tutto per far bene. Difficile dire dove può arrivare, l’unica certezza è che vuole essere protagonista e ha i mezzi per esserlo».

Il Bologna?

«Lo vedo più indietro ma ci può stare, non si può pretendere più di tanto».

Altre squadre che le vengono in mente?

«Il Barcellona è in grande difficoltà economica. Flick ha una squadra giovane, sono partiti bene in Liga ma non può pensare di fare il Barça dei bei tempi. L’Atletico è ostico per tutti. Ha fatto un buon mercato, ha voglia e mentalità, va rispettato. Nel weekend ho guardato il Liverpool perché ero curioso di vedere che direzione prende con Slot dopo 9 anni di Klopp: ha sempre il solito spirito ma continua a concedere qualcosa dietro, sta cambiando e ci vuole tempo. Il Borussia Dortmund dopo la finale può mantenere lo spirito ma non mi pare possa impensierire il Madrid».

Ecco, torniamo dove siamo partiti.

«È la squadra della fantasia e della qualità. La cosa importante è che Carletto riesca a far sì che continuino ad aiutarsi sempre. Ho sentito Vinicius far suo il discorso dell’allenatore dicendo che bisogna darsi una mano e che tutti devono partecipare difensivamente per poi creare: notevole. Ecco, se riescono a farlo fare anche a Mbappé, cosa non facile, sono a cavallo. Potenzialmente nel Madrid c’è tanta di quella qualità che nessuno si può avvicinare, però ci vuole organizzazione perché hanno perso Kroos, l’uomo d’ordine. Carlo stava provando con Bellingham ma si è fatto male come Camavinga. In compenso ha recuperato il portiere, e Courtois è uno che porta punti e titoli».

Il Madrid è impegnato in 7 competizioni e può arrivare a giocare 72 partite.

«Più quelle con le nazionali. E la rosa non è lunghissima. Una cosa decisamente esagerata».

Ancelotti pensa a vacanze personalizzate.

«Una cosa intelligente. Carlo e Antonio Pintus, preparatore che conosco bene visto che ha lavorato con me, hanno studiato qualcosa di diverso, bravi».

E la formula del torneo?

«Una cosa nuova per tutti, quindi difficile da valutare. Mi sembra che non permetta di fare grandi calcoli, poi vedremo».