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Che Italia servirà? Direi una Nazionale a incastro: la concretezza e la capacità di creare occasioni che si sono viste per 70 minuti nel match d’esordio con l’Albania, la voglia e il carattere emersi dopo il gol di Modric nella notte di Lipsia. È come se quella rete avesse acceso una fiamma: il fuoco azzurro bruciava sempre di più, fino alla bellissima azione nella quale Calafiori si è vestito da rifinitore e Zaccagni ha disegnato quell’arcobaleno che ha cambiato il nostro destino. Ecco, mi auguro che quella fiamma sia rimasta viva e ci accompagni anche oggi a Berlino. È una città magica per la storia della Nazionale, con l’atteggiamento giusto possiamo rinnovare la “tradizione” anche stavolta.
Spalletti dovrà fare i conti con l’assenza di Dimarco, che peserà: sapete come la penso su Federico, quando avanza sulla fascia può nascere sempre qualcosa di interessante. Sapete anche cosa penso dell’altro Federico, quello che un Europeo lo ha già vinto e che proprio tre anni fa cominciò a segnare negli ottavi di finale, con un gol pesantissimo contro l’Austria: se vogliamo colpire e affondare la Svizzera, Chiesa è la nostra conditio sine qua non . Deve azzannare la partita da subito, e farlo con le sue armi: dribbling, strappi in velocità, coraggio. Il suo ingresso in campo con la Croazia ha cambiato volto alla nostra partita, questa volta Fede può e deve essere decisivo giocando dall’inizio. Anche perché ritengo che il fianco sinistro sia la parte più vulnerabile della Svizzera: Chiesa ha tutto per mettere in difficoltà gli avversari nell’uno contro uno e mandare in tilt l’organizzazione della squadra di Yakin.
Più dei singoli, però, conterà lo spirito di gruppo, e su questo terreno, nelle giornate giuste, abbiamo pochi rivali: quando la Nazionale si compatta, non esistono ostacoli impossibili da superare. Lo dice la nostra storia. È da qui che dobbiamo cominciare a scrivere un’altra pagina da romanzo questo pomeriggio all’Olympiastadion. Uniti in campo, liberi nella testa: da quando l’Italia di Spalletti ha messo piede in Germania ho avuto l’impressione che, durante le partite, gli azzurri siano troppo preoccupati di rispettare le consegne tattiche dell’allenatore. Il risultato è una squadra poco pratica, perché pensa troppo. Quella stessa squadra, però, ha dimostrato che di saper liberare sul campo idee, aggressività e voglia di osare. E quando succede diventa difficile contenerla: Modric e compagni ne sanno qualcosa. Perciò, cari azzurri, siate liberi di osare anche oggi. Con coraggio si va lontano.
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