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Capello: “L’Italia mi piace, ha 18-19 giocatori di livello. Belgio e Inghilterra…”

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Nel corso di un'ampia intervista a La Stampa, Fabio Capello ha parlato così dell'andamento degli Europei

Matteo Pifferi

Nel corso di un'ampia intervista a La Stampa, Fabio Capello ha parlato così dell'andamento degli Europei:

Partiamo da chi è già a casa. Fuori Francia, Portogallo e Germania: azzerati i dominatori degli ultimi sette anni. Capello, che cosa è successo?

«Cominciamo dalla Francia. Hanno pagato la loro spocchia, sentirsi fin dall’inizio i favoriti. Così hanno finito per non giocare mai di squadra convinti che i singoli prima o poi avrebbero risolto la partita. O i problemi».

Ha deluso Mbappé, se l’aspettava?

«Piano a tirargli la croce addosso. Mbappè non ha fatto bene, ma lui è il terminale di un gruppo che non ha mai dimostrato di essere squadra».

Al Portogallo non è bastato Ronaldo.

«È la squadra che mi è piaciuta di più: un bel connubio di tecnica e possesso palla. Purtroppo ha incontrato il Belgio, una nazionale davvero complicata da affrontare».

Ci torneremo, ovviamente, non prima di battezzare il fallimento della Germania battuta troppo facilmente dall’Inghilterra. Che cosa succede a una scuola così importante come quella tedesca?

«Quello che capita a tante nazionali. Il ricambio non è riuscito, hanno dovuto richiamare i veterani ma il mix è fallito. Non ho nemmeno visto lo spirito solito, la Germania è stata davvero poca cosa».

Strano no, la scuola tedesca sta sfornando molti dei migliori tecnici dell’ultima generazione (da Klopp a Flick, da Tuchel a Nagelsmann) eppure la nazionale va ancora in bianco. Come mai?

«Mi viene da ridere. Mettetevelo in testa, in campo vanno i giocatori non i tecnici. Se mandi Abbado a dirigere la banda migliore del mondo, suonerà benissimo ma resterà sempre una banda. Non diventano i Berliner. Non si vince solo con gli schemi, senza la qualità non vai da nessuna parte. E questa Germania di qualità ne ha davvero poca».

Alla fine l’unico quarto di finale che ha rispettato i pronostici è Belgio-Italia. Che cosa la convince degli Azzurri?

«Questa Nazionale mi piace perché ci sono almeno 18-19 giocatori che assicurano lo stesso rendimento ma, contemporaneamente, sono in grado di cambiare lo spartito sul campo. Mi piace molto Berardi, è un giocatore intelligente, quando però entra al suo posto Chiesa il livello della Nazionale non si abbassa, cambia. E disorienta gli avversari che fin lì avevano preso altre misure».

Che meriti ha Mancini?

«Quello di aver visto qualità in giocatori altrimenti ignorate da altri. Abbiamo doti in tutti i ruoli, a centrocampo e sugli esterni. E parlo di esterni non di quinti, sesti o settimi...».

E torniamo al Belgio. Lukaku ma anche De Bruyne e Hazard: non dovessero esserci questi ultimi cambierebbe molto per noi?

«Eccome se cambierebbe. Sono due giocatori fondamentali, danno profondità e velocità al gioco. Senza di loro, diventiamo i favoriti. Con loro, ce la giochiamo ma sarebbe molto dura».

Tra quelle arrivate ai quarti, il Belgio con una media di 30ann i e mezzo, è la squadra più anziana. È un dato che può incidere a fine stagione e in un torneo così serrato?

«No, non credo. Anzi, in questi casi è sinonimo di esperienza».

Punti deboli dell’Italia?

«Quando viene attaccata in modo aggressivo va un po’ in difficoltà. Come è successo con l’Austria».

Non prende gol e attacca con intelligenza: sorpreso dalla nuova Inghilterra?

«Mi piace il dinamismo del centrocampo di Southgate e non pensavo avesse queste qualità difensive. E ha anche un buon portiere: visti i precedenti, non guasta».

Non batteva la Germania in un torneo dal Mondiale ’66. Lei ha allenato l’Inghilterra: che significato ha questa vittoria?

«Va oltre il campo, dà una spinta ulteriore a tutto l’ambiente. E non dimenticate poi la prospettiva di giocare le semifinali e finali a Wembley davanti a a sessantamila persone».

In compenso vediamo molte meno processioni degli arbitri al Var?

«Lasciano giocare. Un visione molto internazionale e poco italiana.Mi sono piaciuti gli arbitri, meno i furbetti della mano in faccia, quelli che cascano ad ogni buffetto. Sono da punire. E pure severamente».

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