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Lo considera già fuori dai giochi per lo scudetto?
«No, il tempo per riaggiustare la situazione c’è ma allenatore e squadra devono trovare un punto di incontro, anche se sarà fondamentale l’intervento della società. Quando i giocatori annusano che un tecnico non ha la fiducia del club, ciao. È finita, ti scaricano».
L’assegnazione dell’Europeo del 2032 all’Italia contribuirà a risolvere il problema dei nostri stadi?
«Spero che finalmente si possa fare qualcosa per superare la burocrazia che ostacola o blocca ogni tentativo di progresso. Parliamo di San Siro: il progetto, presentato quattro anni fa, di costruire il nuovo impianto conservando una piccola parte simbolica dello stadio attuale mi sembrava perfetto. Un passo verso la modernità, con un doveroso omaggio alla storia. Invece si mettono di mezzo i comitati di quartiere, la Sovrintendenza, i vincoli... La decisione di Milan e Inter di trasferirsi a San Donato e Rozzano è una sconfitta per la città di Milano. San Siro senza il canone di affitto delle due società rischia di diventare un monumento che andrà in rovina. Farà la fine del Flaminio che Roma è inutilizzato e fatiscente».
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