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«A onor del vero, la Juve tutti questi soldi non li ha spesi in questa stagione... E poi andare avanti a colpi di giocatori in scadenza non è un male, anzi è segno di competenza: l’Inter dovrebbe essere orgogliosa di questo modo di procedere e di essere sempre più appetibile. Così è stata costruita una rosa di grande qualità con i vari Calhanoglu, Mkhitaryan, Thuram...».
L’inciampo interista di Marassi, però, può avere dato una scossa decisiva alla Juve all’inseguimento?
«La partita di sabato ci insegna che perfino una squadra così attrezzata come l’Inter può andare in sofferenza quando l’avversario gioca con velocità e aggressività come ha fatto il Genoa, spinto anche dall’entusiasmo di casa. Può essere una chiave per chi vuole mettere in difficoltà Inzaghi, ma contro la squadra di Gilardino ha sofferto pure Allegri».
Dove sta il fattore Max nella corsa scudetto?
«Allegri ha un pregio chiamato umiltà. Il sapere di non avere la squadra più forte, ma lavora per crescere partita dopo partita a partire da questa consapevolezza. E lo fa inserendo sempre più giovani, l’ultimo Yildiz: in questa maniera tutta la squadra può migliorare con meno pressione addosso, ma sempre con costanza: tutto ciò è merito di un allenatore che sta gestendo benissimo il materiale a disposizione».
E dove sta, invece, il merito di Inzaghi?
«Anche Simone sta riuscendo a far rendere al meglio, e soprattutto nella giusta posizione, i suoi giocatori. L’anno scorso dicevo che per me il regista doveva farlo stabilmente Calhanoglu: Brozovic aveva grande corsa, ma toccava la palla molte più volte del turco. Bravo Inzaghi a notarlo e a trovare questa soluzione decisiva. E bravo anche a volere Acerbi: i tifosi della Lazio gli hanno fatto un favore spingendolo via, ma all’Inter serviva proprio un centrale di personalità capace di guidare tutta la difesa».
Tra Supercoppa e Champions, però, l’Inter giocherà più partite della Juve...
«Una variante da considerare, soprattutto se l’Inter dovesse andare avanti in Europa. Ma, come detto, la rosa nerazzurra è più varia. Il turnover è importante con tutti questi impegni, a patto che non sia però così drastico come ha fatto Inzaghi nelle ultime di Champions. Più che cambiarne sette o nove in un colpo solo, meglio limitarsi in partenza e usare i cambi: sono cinque, sono tanti...».
Questa, però, è anche una sfida societaria.
«E qui la bilancia pende nettamente in favore della Juve: senza entrare dentro alla situazione debitoria dei due club, anche alla luce della presa di posizione di Elkann, pensando al futuro la proprietà a Torino è molto più solida di quella a Milano».
Ma almeno il mercato invernale potrà cambiare i rapporti di forza?
«La Juve puntava molto su Pogba, dovrà tamponare questa perdita prendendo un giocatore in mezzo. Ma, per quello che ha costruito in questi anni, l’Inter a centrocampo è talmente avanti che non sarà un acquisto a colmare la differenza».
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