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Dalla lotta scudetto alla violenza degli stadi: intervistato da Il Messaggero, Fabio Capello ha analizzato diversi temi legati al calcio italiano.
La serie A è diventata noiosa: scudetto assegnato, l’unico vero obiettivo è il 4° posto. In più c’è la lotta salvezza. Dopo 19 giornate, giù il sipario?
Non sono d'accordo. Guardate i punti a disposizione. Chi insegue la Juve non si deve arrendere. Vale la pena provarci. Il Napoli e le altre. I tifosi, invece, sono abituati: i bianconeri dominano e vincono da 7 anni. Ma la passione della gente c'è, a Milano è addirittura cresciuta.
L’Italia esclusa dall’ultimo mondiale: non pensa che quel fallimento abbia fatto bene al nostro movimento?
Abbiamo pagato la crisi economica e basta. E, di conseguenza, l'assenza dei campioni in campo e fuori. Da noi, negli ultimi anni, non sono più venuti. Fondamentale lo sbarco di Cristiano Ronaldo. Un esempio: Dybala negli ultimi due anni si è accontentato. Adesso, con CR7, Allegri ha detto all'argentino che se vuole giocare deve correre. A tutto campo. Dybala, grazie a Ronaldo, migliora. Il campione ne genera altri.
Se fosse l’allenatore di un club in Italia, quale giovane chiederebbe al suo presidente?
I tre chiamati da Mancini in azzurro: Barella, Zaniolo e Sensi. Punto su Sensi. Regista e ce ne sono pochi. Gioca rapido e in verticale. È da big. Anche se fisicamente piccolo, è veloce di testa. A livello internazionale conta la dinamicità e va testato. Il fisico incide di più per chi sta in attacco. A centrocampo hai invece più spazio.
I giovani in Europa: chi li valorizza meno, Italia, Inghilterra o Spagna?
Noi. I miei colleghi sono quelli che hanno meno coraggio. Di Francesco ha esagerato al Bernabeu facendo debuttare Zaniolo in Champions contro il Real. Ma la sua decisione è stata utile per la Roma e per il ragazzo. E per l'allenatore. Che ha capito di avere in rosa un calciatore di talento. Solo utilizzandoli, sai se i giovani sono all'altezza e pronti. Se non li vedi, non crescono e chissà che fine fanno.
Spingere sulla tecnologia o sulla preparazione arbitrale?
Tecnologia e tempo effettivo. Ogni partita deve durare gli stessi minuti. Il campionato sarebbe più regolare.
In Inghilterra dopo anni e anni il calcio è senza hooligans (li porta all’estero) e senza incidenti: cosa dovremmo imitare?
Prendere decisioni vere. Con regole nuove. Basta striscioni, petardi, insulti e buu. Con la Federcalcio devono però collaborare i presidenti, gli allenatori e i calciatori. Partendo dal saluto al pubblico a centrocampo, a fine partita, e non sotto la curva. Permesso solo fuori casa, per ringraziare chi si è messo in viaggio per seguirti.
(L'intervista completa sull'edizione odierna de Il Messaggero)
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