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Capello: “Serie A diversa dagli altri anni. Lazio e Roma daranno molto fastidio”

Le parole dell'ex allenatore di Juventus e Milan ai microfoni del Corriere dello Sport

Daniele Vitiello

"E' una Serie A diversa da quella a cui ci eravamo abituati". Così Fabio Capello ai microfoni del Corriere dello Sport nel corso della lunga intervista concessa e riportata nell'edizione odierna.

Quanto diversa, Capello? Fino al punto da spingersi a ipotizzare uno scudetto che sfugga alla Juventus? 

«È presto per dirlo. Mentre non è affatto presto per essere certi delle potenzialità delle due squadre di Roma. La Lazio è una realtà. Deve prenderne consapevolezza. Deve avere più fiducia e più convinzione nell’idea che non sia già arrivata al suo punto massimo. Ha dei momenti da grande squadra. Dico da grande squadra internazionale. Mostra un gioco modernissimo e grande personalità, poi ogni tanto casca dentro pause nelle quali rallenta».

Anche Fonseca ha una squadra da titolo?

«La Roma ha avuto molti infortuni. Sta battendo ogni record. Ma io la giudico una squadra dalle grandi possibilità. Più va avanti più migliora. Credo che sarà molto molto fastidioso trovarsela di fronte. La differenza, come sempre, arriva con la continuità. La Lazio è lassù non perché ha battuto la Juventus ma perché ne ha vinte sette di fila. È venuto meno il Napoli. Non me lo aspettavo». 

Cosa succede al Napoli? 

(Lungo silenzio). «Mi trovo in difficoltà a rispondere. Non voglio fare supposizioni. L’unica certezza è che si tratta di una situazione non semplice. Anche per Ancelotti». 

 Lazio-Juventus sembrava una partita di calcio internazionale. Anche Atalanta-Verona ha vissuto su ritmi alti e molte altre partite in Serie A. Sta crescendo anche l’intensità? 

«Lasciamola stare l’intensità. Da noi non esiste perché gli arbitri fischiano a ogni spinta. Se ogni contrasto è fallo, il gioco si spezzetta. Chi si sente sfiorare si butta a terra. Non succede in nessun altro posto al mondo. Infatti quando giochiamo le Coppe, dopo il secondo contatto non fischiato dall’arbitro, i nostri giocatori cominciano miracolosamente a restare in piedi».  

Non crede che possa dipendere anche dalla Var? Ha eliminato i simulatori ma ha incoraggiato gli amplificatori perché non può cancellare un fallo se il contatto, anche lieve, c’è. 

«La Var aiuta gli arbitri ma se loro vogliono farsi aiutare davvero devono aprire la stanza a un ex giocatore o a un ex allenatore, a qualcuno che per esperienza sappia leggere un movimento in campo, la volontarietà di un gesto, la sua congruità o la sua astuzia. Invece il mondo degli arbitri è chiuso». 

Lei da allenatore si faceva aiutare dalla tecnologia? 

«I dati possono servire. Più in allenamento che in partita. In Cina con il professor Ventrone avevamo messo a punto un software che ci restituiva alcuni parametri in tempo reale. In Russia usavo il gps. I dati delle partite però li leggevo solo il giorno dopo. In partita mi fidavo solo del mio occhio». 

Domani e mercoledì l’ultima giornata dei gironi di Champions. L’Italia oscilla da una qualificata a possibili quattro. Come siamo messi? 

«L’anno scorso a un certo punto pareva che potesse passare solo una inglese e poi hanno monopolizzato le due finali. Da uno a quattro c’è una bella differenza. È un bel test. Queste sono partite difficili perché sono decise dalla personalità, specialmente all’ultima giornata. Vediamo». 

 

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