L'ex giocatore dell'Inter Renato Cappellini ha rilasciato un'intervista a Tuttosport, ricordando il suo gol al Real Madrid che valse l'unica vittoria nerazzurra in Spagna contro i blancos:
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Cappellini: “Che ricordi il gol al Real! Brozovic? Gli darei il Pallone d’Oro. Inzaghi…”
L'ex giocatore dell'Inter Renato Cappellini ha rilasciato un'intervista a Tuttosport, ricordando il suo gol al Real Madrid
«Avevo deciso con un gol anche la partita di andata, vinta per 1-0. In Spagna poi realizzai la rete del vantaggio, prima di un autogol che chiuse i giochi. Fu davvero una bella soddisfazione, un qualcosa di cui ancora oggi vado molto fiero».
Momenti di cui si ricorderà per sempre.
«Io tifo per tre squadre. L’Inter, che mi ha dato la possibilità di crescere ed esordire nel grande calcio. La Roma, per i cinque anni stupendi in un ambiente favoloso. E proprio il Real Madrid, per il pubblico, un’euforia e un ambiente assolutamente unici nel loro genere».
Cosa ricorda della gara di Madrid?
«Non fu semplice, ma grazie a Dio la squadra mi sostenne al 100%. Herrera ebbe fiducia in me e io lo ripagai con una bella prestazione. Ma tutti i calciatori meritano un plauso. Guarneri disintegrò Amancio. Tutti noi eravamo in uno stato di grazia».
Cosa vi disse Herrera prima di entrare in campo?
«Ci parlò singolarmente e ci caricò a livello psicologico. Diceva ad ognuno di noi: “Sei il più bravo del mondo e giochi in una squadra fenomenale”. Tutti erano convinti dei propri mezzi e scendemmo in campo concentrati al massimo. Questa era la sua maggiore forza».
Dovevate prendervi la rivincita sui vostri rivali.
«Nell’edizione precedente eravamo stati eliminati proprio dal Real, in semifinale. Perdemmo 1-0 all’andata e pareggiammo 1-1 a San Siro. Fu un peccato: eravamo sicuri della nostra forza. L’anno seguente successe l’opposto. Loro, dopo essere stati sconfitti di misura al Meazza, erano certi di ripetere l’exploit. Ma o ci presero sotto gamba, o noi ci dimostrammo davvero troppo forti».
Il vostro 2-0 resta l’unico successo della storia dell’Inter al Bernabéu.
«Ne parlo spesso con la mia famiglia. Io non segnavo tantissimo, ma i miei gol erano sempre importanti. Sapevamo non fosse semplice uscire da vincitori da quello stadio. Ma ce lo meritammo. Ricordo ancora durante il match gli applausi del pubblico di casa dopo l’ennesima bella giocata. E a fine partita i complimenti di alcune leggende Real. Sono gratificazioni che restano per tutta la vita. E ti fanno pensare che i soldi non contino nulla a confronto».
Fu un’annata particolare.
«Avremmo potuto noi essere i primi a fregiare l’Inter del Triplete. Ma in finale di Coppa Campioni il Celtic ci sconfisse per 2-1, in una partita dove io venni steso e Mazzola siglò il rigore del vantaggio. Successivamente perdemmo lo scudetto all’ultima giornata contro il Mantova già retrocesso. E la Coppa Italia col Padova. Arrivammo stanchi a fine stagione, la rosa non era profonda come quelle di oggi. Un vero peccato».
Come vede la sfida di questa sera tra l’Inter di Inzaghi e il Real di Ancelotti?
«Nel calcio tutto può succedere. E i nerazzurri possono avere la meglio dei rivali. Nonostante infortuni e assenze varie, hanno sempre mostrato il proprio gioco. Le sensazioni sono positive e vale anche per il campionato, dove hanno recuperato tanti punti alle dirette concorrenti».
Chi può essere il Cappellini dei tempi moderni?
«Direi Lautaro, che possiede le mie stesse caratteristiche. Un rapinatore d’area, forte di testa, capace di farsi valere».
Cosa pensa di Inzaghi?
«Mi piaceva già ai tempi della Lazio. È capitato mi lasciasse a volte un po’ perplesso per i cambi, ma l’Inter gioca bene, è innegabile».
C'è un calciatore che milita nella squadra attuale che merita un'attenzione particolare?
«Se fosse per me darei subito il pallone d’oro a Brozovic. Corre come un dannato, non sbaglia un passaggio, ha una visione di gioco illuminante e segna: si tratta davvero di un giocatore troppo importante per i nerazzurri».
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