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Benito Carbone, oggi allenatore del Valle d'Aosta, commenta per Tuttomercatoweb.com la scelta dell'Imperatore di non voler più giocare a calcio. Il brasliano e l'ex fantasista sono stati compagni di squadra ai tempi di Parma.
Benito Carbone, Adriano lascia il Flamengo e forse il calcio. Siamo alla parola fine della parabola discendente di un giocatore che poteva essere un grandissimo
"Davvero incredibile e sono molto amareggiato. L'ho avuto come compagno di squadra a Parma ed era una forza della natura: devastante, non lo fermava nessuno. Vederlo giocare era uno spettacolo, tant'è che l'Inter non seppe più aspettare e se lo riprese nel mercato di gennaio del 2004. Ripeto, ai tempi in cui eravamo compagni di squadra era il giocatore più forte mai visto in allenamento. Che poi le stesse cose le ripeteva in partita".
Che ragazzo era all'epoca Adriano
"Un ragazzo sensibilissimo e a maggior ragione leggere certe cose mi dispiace molto. Davvero uno spreco di talento, il suo. Poteva fare delle grandissime cose a livello mondiale sia con l'Inter che con la Nazionale".
Per la potenza dei tempi potevamo accostarlo a Batistuta?
"Potenzialmente era più forte di Batistuta, molto più forte. Posso garantire che era immarcabile. E quando giocava con me fisicamente era tiratissimo, non era un etto sopra il peso forma, una statua. Poi da lì ha fatto uno o due anni buoni poi basta. Non mi sono mai spiegato questo calo".
Vi siete più visti dopo Parma?
"Sì, lo rincontrai tempo dopo e vidi che aveva gli occhi tristi, era ingrassato e mi chiedevo come una persona del genere potesse crollare così".
La condotta non professionale è stata quella che ha inciso maggiormente sulla sua carriera
"Mi ricordo che a Parma era a inizio carriera e sapeva che non poteva sbagliare. E infatti non sgarrava su nulla, né sul mangiare né sull'uscire. Un professionista vero, un ragazzo sensibile ma che al tempo stesso faceva gruppo, rideva e scherzava".
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