Intervenuto ai microfoni di Repubblica, Franco Carraro, ex dirigente e presidente del Coni, ha parlato così dell'ipotetica ripresa del campionato italiano.
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Carraro: “E’ giusto si faccia l’impossibile per ripartire, ma con logica. Ecco la mia proposta”
Le parole dell'ex dirigente e presidente del Coni
«Sono convinto che il calcio sia socialmente ed economicamente importante. Capisco l'affanno con cui si ha fretta di chiudere la stagione, le esigenze di Federcalcio e di Uefa, di Gravina e di Ceferin. È giusto che si faccia l'impossibile per far ripartire il pallone e le sue competizioni, ma il calcio non può costruirsi e isolarsi sotto una maxi campana di vetro. Ci vuole logica e sensibilità. Se Ursula von der Leyen, presidente della commissione Ue, invita i tedeschi a non prenotare la vacanze estive, significa che non c'è Paese che non si faccia condizionare dal virus. E la Germania è tra le nazioni che hanno ripreso a lavorare».
Quindi meglio aspettare?
«Il contesto è complesso. Lo sport è per definizione promiscuo, quella che era la sua forza ora è diventata la sua debolezza. Nessuno può dichiarare che Atalanta-Valencia a porte aperte abbia avuto conseguenze nefaste sul contagio o sia stata una bomba biologica, ma nessuno può nemmeno dichiarare il contrario. È bellissimo che il calcio ricominci, ha il dovere di provare tutte le strade, ma le raccomandazioni scientifiche della federazione dei medici sportivi per la riapertura delle attività e del campionato, che prevedono controlli e negatività di tutti, sono sostenibili solo da una decina di squadre, in più mi sembrerebbe molto incauto staccare la Serie A dalla B e snaturare così lo spettacolo. Meglio prendere tempo anche perché l'umanità con il virus dovrà conviverci».
Teme fughe in avanti?
«A Roma è morto un ginecologo perché non aveva avuto la possibilità di fare un tampone.
Credo debba esistere una sensibilità pubblica. C'è una priorità dei bisogni, il calcio non può passarci sopra e chiedere privilegi e forzature che non sono concessi agli altri cittadini. Lo dico da uomo che è nato e cresciuto nel mondo del calcio. Se tutti quelli che ne hanno bisogno avranno accesso allo screening allora la ripartenza sarà giustificata».
La sua idea di come far ripartire il calcio.
«Chiaro che la stagione deve finire, ma non affannarsi a farsi guidare dalla voglia del pallone di rotolare subito in porta. Nel mondo si stanno cercando altri mezzi che diano risposte rapide su chi è infetto e infettante e più passa il tempo e più la medicina avrà nuove armi e nuovi farmaci rispetto a un mese fa. La mia proposta è questa: darsi un ampio respiro e terminare la stagione calcistica entro il 20 ottobre, a seguire le competizioni internazionali. Iniziare il prossimo campionato nel dicembre 2020, giocare anche d'estate, chiedere al presidente Ceferin, che è stato molto bravo e tempestivo nello spostare il campionato europeo all' anno prossimo, di posticiparlo a novembre, stesse date del Mondiale».
Far coincidere l'anno sportivo con l'anno solare.
«Sì. Approfittare del fatto che il Mondiale in Qatar nel 2022 sarà d' inverno. Ormai le nostre città non si svuotano a luglio e ad agosto, il mio parere personale è che assistere a partite serali d'estate è piacevole, sarebbe una rivoluzione più radicale, ma anche la soluzione meno complicata e rischiosa. E ci sarebbe anche spazio per la Nazionale, che è nei cuori di tutti. Anche Adriano Galliani, un dirigente molto preparato, che capisce anche di televisione, sostiene la mia stessa idea. Chiaro che ci dovrebbe essere omogeneità di vedute tra Fifa, Uefa e le altre federazioni, in più a livello internazionale andrebbe formata una commissione tipo la task force diretta da Colao e che dia linee guida».
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