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Casadei: “Inter? Mai avuto una squadra del cuore. Il Chelsea passa una sola volta”

Intervistato da Sportweek, l'ex giocatore dell'Inter ora al Chelsea Cesare Casadei ha parlato della sua avventura a Londra

Intervistato da Sportweek, l'ex giocatore dell'Inter ora al Chelsea Cesare Casadei ha parlato della sua avventura a Londra e del suo percorso da calciatore che lo ha portato a vestire la maglia dei Blues:

L’Inter è anche la squadra del tuo cuore?

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"Sarò sincero: non ne ho mai avuta una. Da appassionato di calcio mi sono sempre piaciuti più i giocatori che le squadre".

Chi erano i tuoi idoli da bambino?

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"Kakà e Ronaldinho. Ero innamorato del loro modo di giocare, di come riuscivano a divertirsi col pallone tra i piedi".

E i più forti oggi nel tuo ruolo?

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"Valverde del Real Madrid. E Loftus-Cheek del Chelsea, forse quello a cui mi sento più vicino per caratteristiche fisiche e tecniche. Mi sono allenato con lui in prima squadra al Chelsea, prima di passare al Reading".

Cosa stai imparando in Inghilterra, come uomo e calciatore?

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"È un’esperienza che mi sta dando tantissimo sotto ogni punto di vista. Sono davvero molto contento della scelta che ho fatto insieme al mio agente Paolo Busardò. Non era l’opzione più comoda, ma ho voluto prendere al volo questa possibilità perché treni come il Chelsea passano poche volte, se non una, nella vita. E oggi posso dire che questa esperienza mi sta dando moltissimo dal punto di vista umano e professionale. Mi sento molto migliorato da quando vivo là".


In cosa?

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"Come calciatore, quello inglese è il campionato che mi si adatta meglio, per fisicità, ritmo e intensità di gioco. In Premier non ho ancora esordito e lavoro per arrivarci. Come persona, andare a vivere in un altro Paese, lontano dai punti di riferimento abituali rappresentati da parenti e amici, mi ha costretto, diciamo così, a impratichirmi in fretta in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Anche a Milano ero solo, ma esserlo in Inghilterra è ovviamente un’altra cosa. Mi sono dovuto arrangiare in tutto e per tutto".

Cosa ti ha colpito, dell’ambiente Chelsea?

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"In prima squadra sono stato poco, giusto un paio di mesi, dopo essere salito dall’Under 21, ma sono rimasto impressionato dall’umiltà e dallo spirito di collaborazione all’interno del gruppo. I compagni mi hanno subito fatto sentire uno di loro, aiutandomi dentro e fuori dal campo".

Con chi hai legato di più?

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"All’inizio soprattutto, quando con la lingua ancora facevo fatica, mi sono appoggiato a quelli che parlavano italiano: Jorginho, che dal primo giorno mi è stato vicino, Thiago Silva, Koulibaly, Kovacic…".

Frattesi, che ha richieste pure dalla Premier, vuole restare in Italia. Tu che sei qui, vorresti tornare?

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"Rispondo in totale sincerità: ho appena finito la stagione e per qualche giorno voglio disconnettermi dal calcio. Dopo, dipenderà dalle opzioni sul tavolo e dalle mie valutazioni. Ma col Chelsea ho un contratto di altri cinque anni: ho intrapreso un percorso che non è a breve termine. Il club sta investendo sui giovani e io punto a far parte del suo progetto. La mia ambizione è vestire quella maglia e giocare in Premier, che è oggi la lega numero uno al mondo".

Cosa significa per il nostro calcio il secondo posto al Mondiale Under 20?

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"Possiamo aver aperto gli occhi a tutti, dimostrando che in Italia i giovani ci sono. Questo non vuol dire che bisogna regalargli fiducia senza che loro trasmettano qualcosa, però diciamo che servono anche i presupposti perché un ragazzo ci riesca".