Le parole dell'ex arbitro e dirigente arbitrale tornato anche sull'episodio del finale di Ucraina-Italia di qualche giorno fa
Paolo Casarin, ex arbitro e dirigente arbitrale, ha concesso una lunga intervista oggi al Corriere dello Sport. Spazio ad una lunga analisi su un episodio preciso. Quello che, pochi giorni fa, ha rischiato di estromettere l'Italia dalla fase a gironi dell'Europeo. Questo il suo pensiero: «In Spagna sono portati a non concedere i rigorini. Manzano, che a pelle mi sta anche sui coglioni, di rigori ne dà pochissimi».
«Anch’io l’ho visto alla tv. Sulle prime ho pensato fosse netto, poi ho notato che Mudryk accentua la caduta, quel volo non può essere frutto del tocco di Cristante. Gil Manzano, dal campo, ha avuto una percezione più precisa dell’intensità. Per me il rigore dev’essere risarcimento, non regalo. L’arbitro non deve regalare. E' una cosa che ho cercato di trasferire ai miei colleghi quando facevo il designatore. Il difensore con un fallo ha impedito all’avversario di segnare? Rigore.
Il fatto è che non siamo ancora usciti dalla pandemia dei rigorini, ci vorrà molto tempo per aggiustare le cose. Concetto Lo Bello aveva una media di 0,25 rigori a partita. Bisogna tornare a un calcio forte nel quale l’accentuazione di certe cadute, per non dire la simulazione, va bandita. Dal campo l’arbitro capace sa valutare l’intera dinamica di un intervento falloso. Le regole restano due: integrità e fuorigioco. Oggi in una partita la media dei fuorigioco è di 4, ai tempi di Sacchi e Zeman si arrivava a venti».
«Il calcio è uno sport da punteggio basso. Nel 2017, secondo uno studio elaborato dall’Uefa, la media dei gol di un campionato top era di 2,6 a partita. Questa tendenza a voler aumentare il numero delle reti nel nome dello spettacolo produce effetti fallimentari. Assolutamente peggiorativi sono i continui cambiamenti regolamentari e protocollari. Ma vogliamo parlare del benedetto fallo di mano in area?».Parliamone.