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Casini: “Stadi? Ecco cosa deve fare il governo. Liti con Figc inevitabili”

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Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente della Lega Serie A ha parlato del campionato e delle riforme necessarie
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini ha parlato del campionato e delle riforme necessarie:

Presidente, si è già alzato il grido d’allarme degli allenatori, Gasperini in primis, per il torneo iniziato con la finestra di mercato ancora aperta. È davvero una questione irrisolvibile?


«Non è un tema nuovo. Si potrebbe anticipare l’avvio del mercato a metà giugno, con decorrenza dei nuovi contratti da luglio, e finire prima, ma servirebbe un accordo tra le leghe europee. Ricordiamoci poi che oggi i club della Saudi League possono comprare giocatori fino a ottobre».

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Che campionato avremo? La sua principale aspettativa?

«Mi auguro che sia un torneo ricco di reti e in grado di far emergere giovani, anche italiani. Vorrei poi che le nostre squadre potessero arrivare in fondo alle coppe europee e che la competizione in campionato coinvolga più club fino all’ultima giornata. Auspico anche un miglioramento culturale complessivo, specialmente sui temi della sostenibilità e della lotta contro il razzismo».

Quali sono i settori dove il calcio ha necessità di riformarsi?

«Serve una serie coordinata di azioni su tre ambiti: infrastrutture, con stadi, centri sportivi, impianti pubblici; risorse, riducendo i costi, anche per i procuratori, e aumentando gli introiti; cultura, su giovani e scuole, per recuperare un collegamento che sembra essersi spezzato. Sono tutte proposte dettagliate nel documento di indirizzo che abbiamo presentato nel dicembre 2022 e aggiornato lo scorso febbraio».

Sotto la sua guida è migliorata l’atmosfera tra le società di serie A, ma al contempo è aumentata la tensione e si sono sviluppati i contrasti con la Figc?

«Un grado di conflittualità nel mondo sportivo è inevitabile e appartiene alla sua dimensione “agonale”. Vi sono sempre stati contrasti tra leghe e Figc, anche prima del mio arrivo, e non mi pare siano aumentati, anzi. L’importante è ragionare sempre per istituzioni e non per individualità e restare nell’alveo delle rispettive competenze. La Lega aspira solo a essere più forte e rappresentativa, anche per i benefici che garantisce a tutto il sistema».

In tal senso un bell’assist ve lo ha fornito la politica con l’emendamento Mulé…

«Siamo grati al Parlamento e al governo, in particolare al ministro Abodi, per aver saputo ascoltare alcune delle nostre istanze, come quella relativa alla necessità di dare maggior autonomia alla serie A e di riequilibrare pesi e rappresentanze delle leghe professionistiche nel sistema federale».

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Su quali aspetti auspica un aiuto dalla politica?

«La serie A non chiede sussidi, ma un riconoscimento del proprio ruolo come comparto industriale che garantisce un indotto e un gettito fiscale rilevanti. Cito solo tre fasi: gli stadi debbono essere dichiarati opere di interesse nazionale, con procedure iper-accelerate e senza nodi burocratici; i vivai e gli impianti sportivi vanno agevolati con appositi tax credit; una parte importante degli introiti erariali da giochi e scommesse sul calcio deve tornare a chi li produce, quindi alla serie A e ai club».

A fine anno, prima delle elezioni per il presidente federale previste per inizio 2025, si procederà alla nomina del nuovo presidente di Lega. Si ricandiderà?

«È prematuro. Non ho ancora parlato di questo con le squadre. Ne parleremo in autunno. Ora la priorità è arrivare a un nuovo statuto della Figc che riconosca il giusto ruolo della serie A, come indicato da Parlamento e governo».

 

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