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Come detto, però, ieri è stata una giornata di dichiarazioni, non dell’ad nerazzurro Marotta che ha preferito evitare commenti arrivando al Consiglio federale. Decise invece quelle di Abodi. Il ministro per lo Sport e per i Giovani, a margine della firma del protocollo tra “Sport e Salute” e la “Conferenza della Regioni e Province autonome”, ha detto: «Per come siamo usciti da questa vicenda mi auguro che chi abbia giudicato abbia avuto tutta le informazioni per giudicare e che Acerbi sia in pace con la sua coscienza - ha dichiarato Abodi -. La sentenza è il frutto delle valutazioni di ciò che è stato riportato, per quanto in altre sentenze il dispositivo tecnico non ha avuto bisogno della prova certa per condannare, non è un caso che io abbia detto che mi auguro come le informazioni messe a disposizione siano state sufficienti per un giudizio. Comprendo l'amarezza del Napoli, ma bisogna fare uno sforzo nonostante questo per rimanere tutti insieme per contrastare un fenomeno come quello del razzismo. Quanto al calcio in generale certamente preoccupa la disarticolazione. Quello che manca è la capacità di far emergere l’interesse comune. Un sistema così fallisce. E questo non è soltanto un dato legato ai fallimenti finanziari, ma anche al fallimento della credibilità, della reputazione».
Gravina - che non impugnerà in base all'articolo 102 del codice di giustizia sportiva la sentenza del Giudice Sportivo - durante la conferenza stampa post Consiglio federale, da numero uno della Figc, ha soprattutto difeso Acerbi, anche perché la domanda che gli è stata posta è stata proprio sulla gestione-esclusione del difensore dai convocati di Spalletti: «Era convocato e in via precauzionale per la tutela del ragazzo, per evitare forme di distrazione e scarsa serenità sua, lo abbiamo lasciato a casa, ma non l’abbiamo condannato - ha spiegato - Lui, come avviene per la nostra policy interna, ha spiegato ai compagni, ha dato le sue motivazioni e noi crediamo alle parole di Acerbi che è un ragazzo della nostra Nazionale, che come chi indossa la maglia azzurra si ispira a certi valori. Sappiamo che è un bravo ragazzo. Detto ciò, c’è una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso anche chi non si sente soddisfatto. Esistono principi che devono essere rispettati, altrimenti corriamo il rischio di far saltare tutto il sistema. Accetto il verdetto, do per scontato che quello è il risultato finale sul piano tecnico e legale; sul piano umano non mi esimerò dall’abbracciare Acerbi quando lo vedrò». Accortosi probabilmente di non aver toccato le corde giuste con questa risposta, Gravina, incalzato, ha poi mandato idealmente un abbracciato anche a Juan Jesus: «Sempre senza entrare nel merito della decisione dal punto di vista giuridico, sono vicino umanamente a Juan Jesus, ribadendo l’impegno della Figc da sempre e concretamente in campo nella battaglia contro il razzismo».
Sull'argomento è intervenuto anche Casini, presidente della Serie A: «L’opinione cambia in base al punto di vista. Da quello tecnico-giuridico la sentenza segue un percorso, debbo dire però che le posizioni di perplessità esposte dal Napoli sono condivisibili - si è esposto - La decisione del Napoli di non aderire alla campagna contro il razzismo della A? C’è un fraintendimento. Quelle iniziative sono della Lega che è vittima di questa situazione, non è attrice: prendersela con la Lega non è corretto, ma le posizioni del Napoli e del giocatore sono comprensibili». Ha cercato di rimanere super partes Malagò: «Un'istituzione non può essere né guelfa né ghibellina. Un’opinione privata ci può essere, però pubblica... Cosa c’è di più sbagliato di un dirigente che entra nel merito di una sentenza? In questi anni mi è successo tante volte di vedere decisioni che nella mia testa o nel mio cuore non condividevo ma non ho mai commentato una sentenza, se no qui salta tutto. Poi - ha chiosato il numero uno del Coni - è comprensibile che ci possa essere amarezza da chi non ha avuto, dal suo punto di vista, giustizia»", si legge.
(Fonte: Tuttosport)
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