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L'Inter è, a tutti gli effetti, di proprietà dei cinesi del Suning. A tale proposito ecco il parere dell'editorialista della Gazzetta dello Sport, Stefano Cazzetta: "L’aurora interista ha i colori dell’Indonesia, l’alba ha le tinte della Cina. Il passaggio sostanziale è compiuto, in attesa di quello definitivo. Eric Thohir per ora resta presidente, ma intanto guadagna le quinte. Non si sentono applausi: è arrivato, ha promesso, ci ha provato, non ci è riuscito. Si era presentato come l’uomo che doveva blindare il futuro della società, se ne andrà come personaggio di transizione. E con qualche milione di euro in più. Non c’è da scandalizzarsi: è il calcio di oggi, un mondo in evoluzione dove spesso gli analisti finanziari contano più di quelli tattici. Il pallone è business. Se funziona, bene; altrimenti si corre ai ripari. A Thohir, al di là dei risultati, è mancato il feeling con i tifosi, cioé la capacità di soffrire e gioire con loro. Gli è sfuggito il senso dell’identità, dell’appartenenza. La sensazione è che l’Inter occupasse un posto marginale nella sua galassia di interessi. Più che una stella si è rivelata una fiammella e allora meglio lasciare. Senza grandi rimpianti. Con l’accortezza — questo sì — di trasferirla in buone mani. Ora entra in scena Zhang Jindong. Si presenta come il numero uno del colosso Suning Commerce Group e mette sul tavolo una montagna di euro per liquidare il passato, tamponare le falle e garantire il domani. E’ presto per gli applausi ma la svolta ha l’aria di essere storica. Le sue prime parole toccano corde sensibili: «Vogliamo essere primi in Italia e in Europa». Giusto, sacrosanto, se si parla di Inter e più in generale di calcio italiano. Ma le parole non bastano se non sono accompagnate da un gesto fondamentale e per nulla rivoluzionario: bisogna spostare il portafogli dalla tasca destra a quella sinistra della giacca affinché subisca le contaminazioni del cuore. Per non ripetere gli errori del passato e ridare il giusto peso alla storia. E’ vero: il calcio di oggi, se si vuole stare nell’élite mondiale, è troppo impegnativo per una persona sola. Richiede energie e disponibilità finanziarie enormi. Ben vengano dunque le multinazionali con i loro progetti e i relativi piani di investimento. Poi toccherà agli uomini di campo — tecnici, giocatori e dirigenti — dare un senso al nuovo corso. Tra questi ci sarà ancora Massimo Moratti, colui che — tra tanti successi e qualche errore — più di tutti ha interpretato il ruolo del presidente innamorato. Al punto da essere il vero front-man anche quando l’Inter non gli apparteneva più. Rivestirà i panni del consulente, ma è una presenza importante. Nessun nuovo mercato potrà essere conquistato se prima non si riconquista San Siro."
(Gazzetta dello Sport)
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