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CdS – Addio a Bersellini, il Sergente che faceva allenare come i marines

Francesco Parrone

Quasi cinquecento panchine in serie A e un record: con l’Inter 1979/80 vinse l’ultimo scudetto completamente “italiano”

Nel ricordo di Eugenio Bersellini, degli aneddoti raccontanti dal Corriere dello Sport. L'ex tecnico nerazzurro in allenamento aveva metodi duri. Alla Pinetinafaceva arare e inzuppare d'acqua il terreno, la famosa «vasca del fango»: allenava lì i giocatori, che rinforzassero i muscoli, come marines all'addestramento militare. Il vice Armando Onesti era il suo alter ego, era lui a curare la preparazione. Incutevano un certo rispetto, diciamo così. Quelli dell' Inter - senza farsi sentire - chiamavano Bersellini "Olivolì", per via della pelata, e l'altro il "Killer", non servono spiegazioni.

A Firenze, durante la sosta di Natale, non concesse alla squadra nemmeno un giorno di riposo. Semplicemente: non se l'erano meritato. Se percepiva una certa mollezza in campo, li faceva dormire su letti con materassi rinforzati dall'asse di legno. Avrebbe dovuto fare il rappresentate di farina, per la "Chiari e Forti"», aveva già il contratto. A 32 anni si trovò in panchina, nel '68, a Lecce.

Maniaco dei ritiri, anche una settimana di fila, fu un innovatore: introdusse lo stretching durante gli allenamenti, ideò il "rombo" a centrocampo, fu tra i primi a portare nel calcio gli schemi del basket, che in gioventù aveva praticato, da play, sognando di emulare il suo idolo, Sandro Riminucci della Simmenthal. Faceva ripetere i movimenti ai suoi, fino alla noia, alla depressione, alla frustrazione, anche senza il pallone: li faceva simulare il cross dal fondo, "così si abituano".

Oggi direbbero che "allena i cervelli", ma va là. Insegnava calcio, come l'aveva imparato. Ha lanciato più di centocinquanta calciatori, sapeva cogliere il lampo del talento.

(Fonte: Furio Zara, Corriere dello Sport 18/09/17)