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"Non è un caso. La prima foto di (Vota)Antonio Conte nerazzurro lo immortala mentre chiacchiera con le persone della comunicazione dell’Inter. Conte è un manager all’inglese senza aver mai detto di esserlo. Lo è nei cromosomi. Non si interessa solo della truppa, non interloquisce solo con lo staff o con i giocatori, controlla pure tutto il resto. A cominciare dalla comunicazione. La prova? Quando cominciò la sua avventura alla Juventus, ad assisterlo durante le conferenze stampa c’era una persona. Un bel giorno ne comparve un’altra. Normale avvicendamento? Per niente. Votantonio non gradiva più la prima. Anche i simpatici ragazzi della comunicazione interista - e tutti gli altri che gravitano attorno alla squadra a vario titolo - dovranno essere come li vuole lui. Massicci e incazzati". Apre così l'articolo di Roberto Perrone del Corriere dello Sport in merito all'approdo di Antonio Conte all'Inter.
LIMITI E CARATTERISTICHE - Il quotidiano romano, poi, evidenzia i pregi e difetti di Conte, già apparso allenatore in campo quando giocava: "Antonio Conte è il Ronaldo degli allenatori, è un fuoriclasse, un professionista estremo, che cura ogni dettaglio e si dà completamente alla causa, le sue principali caratteristiche sono dedizione alla causa, odio assoluto nei confronti di sciatteria e approssimazione, creazione di una mentalità vincente. Con lui non si stacca mai. Il suo limite è che anche lui non stacca mai, perciò si usura in fretta, come se giocasse. Il periodo peggiore per lui è stato durante la squalifica, nel 2012. Non solo per la condanna, ma perché non poteva andare in campo. Poi tende a vedere nemici attorno a sé. La differenza con Mourinho è che quel dritto di José se li inventa, Conte no, pensa che ci siano veramente".
MENTALITA' - Un altro aspetto basilare per Conte è la disciplina, il rispetto delle regole, come dichiarato dallo stesso Conte nelle interviste di presentazione: "Non ammette comportamenti fuori dalle righe, non ha mai avuto un profilo social. Non gli piace discutere tramite internet, preferisce ancora le quattro mura degli spogliatoi. Non gli piacciono quelli che della rete fanno un uso smodato. Specialmente se danneggiano la squadra. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti non è puramente casuale", analizza il CorSport con riferimento a Icardi. Molto importante per Conte anche l'aspetto nutrizionale, uno dei pallini del mister. "La dolce vita nerazzurra, cioè il pensare per se stessi o al massimo per bande, è finita. La mentalità vincente non nasce dal terrore, da una sorta di sant’uffizio pallonaro, bensì dalla convinzione, dal lettino dello psicanalista. Sempre lui. Alla Juve, in Nazionale, cominciò proprio da questo, dal ricostruire il senso di appartenenza, l’orgoglio, demolendo le paure. Il ciclo vincente bianconero, tatticamente, iniziò il 29 novembre 2011 a Napoli con il primo dispiegamento della squadra con il 3-5-2. Ma la sua Juve, la Juve poi passata ad Allegri, la Juve cannibale, l’aveva cominciata a costruire in estate. A livello mentale. Lo stesso percorso farà con l’Inter. Per aiutare a stare sul pezzo, farà come alla Juve, dove il programma non era mai settimanale, ma comunicato giorno per giorno. Alle 23.30, non prima, così tutti rimanevano concentrati, attenti. Una volta Matri era impegnato in un’intervista a Vinovo. A un certo punto scattò in piedi, pallido. Aveva intravisto, oltre i tendaggi scuri - fatti sistemare da Votantonio perché dall’atrio della zona media si vedeva un pezzetto di campo - muoversi delle ombre. Temeva che fosse cominciato l’allenamento. Esagerazioni? Però alla Juventus sono otto anni che vincono. E senza le fondamenta di Antonio Conte non ci sarebbero riusciti", chiosa il quotidiano.
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