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CdS – Dall’ombra di Icardi al razzismo: è difficile essere Romelu Lukaku

Alessandro De Felice

L'editoriale del Corriere dello Sport sull'attaccante dell'Inter

La lunga trattativa con il Manchester United in estate, poi lo sbarco a Milano e i primi mesi in nerazzurro fino alla cena organizzata per invitare tutti i compagni di squadra e il discorso di ringraziamento. Romelu Lukaku è già protagonista con l'Inter dentro e fuori dal campo a poche settimane dal suo arrivo alla corte di Antonio Conte.

L'attaccante belga, ancora a secco in Champions League ma già a quota 7 in campionato in 10 partite, sta conquistando proprio tutti grazie al suo carattere e la sua personalità. Il Corriere dello Sport ha tracciato un profilo del classe 1993 in un editoriale presente sull'edizione odierna del quotidiano.

"Adesso che sei Lukaku, hai segnato 7 gol in serie A, sei salito al terzo posto della classifica dei cannonieri e stai diventando il leader dell’Inter, sembra tutto facile. Negli stadi (e sui social) i tifosi ti esaltano, i critici non criticano più e tutti gridano che bello, che bravo, perché porti la squadra a cena e dici «grazie ragazzi, sono contento di stare con voi». Ma questo quanto può durare? Un giorno? Un mese? Un anno?

Tu che sei Lukaku, proprio adesso che tutto è in discesa, lo sai che non è facile. Non è stato facile l’estate scorsa, quando lo United ti metteva ai margini e la promessa di Conte di portarti all’Inter non si concretizzava. E non è stato facile, appena sei arrivato, convivere con l’ombra di Icardi, mica uno da poco, quello che poi è andato a Parigi e ha cominciato a fare gol esattamente come te. Ed è stato particolarmente difficile, il primo settembre, svegliarti all’improvviso con la gente che ti ulula addosso mentre tiri il primo rigore della tua avventura in serie A e capire che sei finito in un paese in cui tutti si dichiarano antirazzisti: ma poi c’è chi, tra i rappresentanti del popolo, non se la sente di votare a favore dell’istituzione di una commissione contro l’odio e la discriminazione perché insomma, dai, facciamo così, è meglio astenersi che poi va a finire che perdiamo “consenso”.

Tu però sei Lukaku, tuo padre veniva dal Congo, è vero che adesso sei milionario e parli 8 lingue, ma da bambino hai passato dei brutti momenti. E hai la forza, il giorno dopo che la gente ti ha ululato addosso, di prendere il tuo telefonino e scrivere sui social che «il calcio è un gioco amato da tutti e noi giocatori non dovremmo accettare alcuna forma di discriminazione che faccia vergognare il nostro sport». Concludendo così: «Signore e signori, siamo nel 2019, invece di andare avanti stiamo andando indietro».

Tu indietro non ci vuoi tornare, così cominci a correre forte, più forte che puoi, più forte anche del tuo mal di schiena. E arrivano i gol che, d’altra parte, sai fare: nella tua carriera, ne hai già segnati 194 più 51 con la maglia della nazionale belga dove nessuno, nella storia, ha fatto meglio di te".