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Luciano Spalletti ha bisogno di un nemico contro cui lottare per esprimere al meglio il suo calcio. Questo è quanto scrive il Corriere dello Sport, che spiega come senza antagonisti, il tecnico toscano corra il rischio di lottare contro sé stesso.
“Ovvio che il cranio lucido di Spalletti, i cappotti a taglio stretto, e la sua lingua intinta nel sarcasmo acuminato e fumantino, fossero segni rivelatori di un carisma da predestinato. Solo che Spalletti funziona quando costruisce la sua narrazione contro un nemico: alla Roma (per ben due volte) lo fece con dualismo anti-tottiano (esteso persino a Ilary Blasi con la saga a puntate del “piccolo uomo”). Nel primo anno in nerazzurro con le invettive del non-ho-la squadra, e questa-società-fantasma-non-mi-merita. Stavolta, con Sabatini che gli costruisce la squadra perfetta e il rinnovo al 2021, Luciano si ritrova improvvisamente senza opposizione. Un dramma. Così sceglie, come talvolta gli capita, di farsi guerra da solo. Ad esempio incaponendosi sui suoi pallini di palingenesi (fare di Dalbert il nuovo Emerson) o varare un centrocampo da minuetto sansirese su un campo di battaglia omerico. Mazzarri fu lapidato per essersela presa con la pioggia (indimenticabile partita con il Cesena), su Spalletti non un sussurro, malgrado si sia spinto ad inveire persino contro il terreno di gioco. L’unica cosa certa è che alla costruzione perfetta manca un unico tassello: il sostituto di Modric. Tuttavia se Luciano troverà un nuovo nemico ce lo dimenticheremo tutti”.
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