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Merito di Icardi, certo. Ma non solo. Se questa Inter funziona in modo quasi perfetto è merito di una squadra capace di giocare come un collettivo unico e amalgamato; di un allenatore, Luciano Spalletti, in grado di cambiare la mentalità del gruppo; e, infine, di una difesa che, rispetto agli anni scorsi, sta dando risposte importanti. Scrive il Corriere dello Sport:
"Ancora una volta i nerazzurri devono ringraziare il loro numero 9, giunto a quota 13 centri: è stato lui a dare la spinta decisiva ai compagni e in 9’ ha spianato una strada che si era fatta in salita perché la formazione di Gasperini aveva opposto una resistenza decisamente più tosta rispetto a quella del 2016- 17 quando a San Siro fu travolta con un umiliante 7-1. Dare tutto il merito del successo a Icardi, uscito tra gli applausi dell’intero stadio, sarebbe però ingeneroso per un’Inter che non è spettacolare, ma che funziona come un orologio svizzero. Ieri sera è riuscita a tenere inviolata la porta di Handanovic, decisivo con un paio di parate su Hateboer e Petagna, per la sesta volta (su 13) grazie alla solidità di Skriniar e Miranda, che non hanno sbagliato un colpo. L’ultimo clean sheet era datato 21 ottobre (0-0 a Napoli) e adesso solo la retroguardia della Roma è meno perforata di quella nerazzurra, un dato fondamentale perché i campionati si vincono soprattutto non subendo gol. Anche se Spalletti non vuole sentirlo dire...".
(Fonte: Corriere dello Sport)
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